Torna a precipitare la situazione nell’est dell’Ucraina e con essa la possibilità di una distensione nelle relazioni tra Unione europea e Russia. A interrompere bruscamente il timido percorso di pace iniziato con gli accordi di Minsk, prima la strage ad una fermata di un tram a Donetsk dove tredici persone sono morte e decine sono rimaste ferite e poi, la pesante offensiva a Mariupol, dove trenta persone sono morte e oltre un centinaio sono rimaste ferite sotto i colpi di missile lanciati dai separatisti filorussi che hanno anche annunciato di volere chiudere ogni trattativa con Kiev. Un’ulteriore escalation che l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini si è affrettata a condannare, mettendo in guardia su un “inevitabile grave deterioramento nelle relazioni tra Ue e Russia”.
Se nelle settimane di “distensione” si era arrivati a parlare di un possibile alleggerimento delle sanzioni europee nei confronti della Russia o almeno di un mancato rinnovo quando, a marzo, l’Ue si troverà a rivedere il primo pacchetto annuale di misure restrittive in scadenza. Ora l’impressione però è che si vada nella direzione completamente opposta. Tanto che anche il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha già messo le mani avanti, augurandosi che “il buon senso e gli interessi oggettivi e legittimi nazionali prevalgano” e l’Occidente non imponga nuove sanzioni contro Mosca. “Sappiamo molto bene – ha detto Lavrov a margine di un incontro con il capo della diplomazia israeliana Avigdor Lieberman – come tali tragedie sono usate cinicamente per distorcere la verità” e per “alimentare l’isteria antirussa”. La minaccia di ulteriori sanzioni contro Mosca da parte dell’Occidente dopo la nuova escalation di violenze nel conflitto ucraino “è assolutamente deleteria, ingiustificata e miope”, ha ribadito anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
I ministri degli Esteri dei Paesi Ue ne parleranno nel corso di una riunione straordinaria, convocata d’urgenza dall’Alto rappresentante per giovedì 29 gennaio. Nel frattempo si moltiplicano i contatti diplomatici per cercare di contribuire a fermare le violenze. Dopo l’attacco a Mariupol, Mogherini ha parlato telefonicamente con il presidente ucraino, Petro Poroshenko per provare a capire come affrontare la situazione. L’Alto rappresentante ha anche parlato con Lavrov per chiedere alla Russia di “usare la sua considerevole influenza sui separatisti e di stoppare ogni forma di sostegno militare, politico o finanziario” ai separatisti, sottolineando: “Questo eviterebbe conseguenze disastrose per tutti”.
Poroshenko ha discusso telefonicamente del conflitto nel Donbass anche con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Lo ha fatto sapere l’ufficio stampa della presidenza ucraina in una nota pubblicata ieri sera su internet precisando che i leader di Francia e Germania hanno espresso preoccupazione per il riaccendersi delle violenze nel sud-est ucraino e per le violazioni degli accordi di Minsk di inizio settembre che prevedevano – tra le altre cose – una tregua in realtà mai davvero rispettata. Le parti – spiega la presidenza ucraina – si sono dette d’accordo sul fatto che per una de-escalation del conflitto servono un cessate il fuoco bilaterale e un incontro del Gruppo di contatto per il rilascio dei prigionieri, il ritiro delle truppe e delle armi pesanti dalla zona di fuoco e la definizione di una linea di demarcazione. Merkel ha parlato anche con il presidente russo, Vladimir Putin sottolineando la necessità di “evitare nuove escalation”. La leader tedesca ha anche esortato la Russia a “usare insistentemente la sua influenza” sui miliziani separatisti.