Bruxelles – Non poteva iniziare in modo più frenetico il 2024 per le istituzioni comunitarie. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha annunciato la sua intenzione di candidarsi tra le fila del partito liberale belga (vallone) alle elezioni europee del prossimo 6-9 giugno. Questo significa che per la prima volta nella storia dell’Ue il numero uno del Consiglio Europeo ‘abdica’, lasciando un vuoto pericoloso per l’unità dell’Unione in un anno elettoralmente cruciale non solo sul continente, ma a livello globale. I leader dei 27 Paesi membri avranno ora meno di sei mesi di tempo per eleggere chi succederà a Michel, per evitare lo scenario che tutti gli europeisti temono: che il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orbán, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea dal prossimo primo luglio, assuma provvisoriamente anche le funzioni di leader dell’organismo che definisce le priorità e gli orientamenti dell’Unione.
La decisione di Michel – resa nota il 6 gennaio al congresso del Movimento Riformista (di cui è presidente) – è stata motivata come “un atto di fede nella democrazia” europea, per giocare “un ruolo attivo” nella costruzione del futuro dell’Unione nel corso della prossima legislatura. Dopo aver rivestito l’incarico di ministro della cooperazione allo sviluppo (2007-2011), di primo ministro (2014-2019) e di presidente del Consiglio Europeo per due mandati dal 2019 (la conferma è arrivata nel marzo dello scorso anno), il politico 48enne belga ha deciso di sfruttare l’opportunità del voto per il rinnovo dell’Eurocamera per ritagliarsi uno spazio nelle istituzioni europee. Tuttavia questa scelta pone non pochi problemi a Bruxelles, sia sul piano legale sia su quello politico.
In primis va considerata la questione della possibilità del presidente dell’istituzione comunitaria di potersi dimettere per partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Come precisano alti funzionari Ue, “non ci sono impedimenti legali o di altro tipo” che precludano a Michel di candidarsi alle prossime elezioni europee di giugno. Secondo quanto stabilito dall’articolo 15 del Trattato sull’Unione Europea (Tue), “in caso di impedimento o di colpa grave, il Consiglio Europeo può porre fine al mandato del Presidente secondo la stessa procedura” (a maggioranza qualificata), mentre l’articolo 2 del regolamento interno dell’istituzione precisa cosa accade nello scenario di “malattia, decesso o cessazione del mandato”: il presidente del Consiglio Europeo è sostituito, “se necessario fino all’elezione del suo successore”, dal leader del Paese membro “che esercita la presidenza semestrale del Consiglio” dell’Unione Europea. Il mandato di Michel scadrebbe il 30 novembre 2024 ed è per questo che si apre l’enorme questione politica della sua successione in tempi rapidi, considerato il fatto che dopo l’attuale presidenza di turno belga succederà quella ungherese. E Orbán potrebbe diventare il presidente ad interim di quella che attualmente è considerata l’istituzione comunitaria più importante.
La nomina del nuovo presidente del Consiglio Europeo
“Il mio successore sarà nominato alla fine di giugno o all’inizio di luglio“, ha già anticipato Michel. In caso di elezione come nuovo eurodeputato, cesserà le funzioni di presidente dell’istituzione al più tardi durante la prima sessione plenaria dell’Eurocamera disponibile (16-19 luglio). Le fonti cercano di smorzare l’ondata di polemiche che si è alzata a Bruxelles per una decisione che sembra mettere a rischio l’unità dei Ventisette a pochi mesi dalle elezioni europee, in un anno di possibili stravolgimenti politici alle urne (si voterà anche negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in India), precisando che l’attuale numero uno dell’istituzione continuerà a dedicarsi “pienamente” alle sue responsabilità e che, in ogni caso, l’elezione del prossimo presidente “era già prevista per giugno 2024”.
L’accelerazione delle tempistiche imposta dalla decisione di Michel costringe però i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri a cercare quanto prima una soluzione di compromesso per evitare che uno dei leader Ue più controversi possa guidare l’Unione fino alla nomina della nuova presidenza. Le stesse fonti anticipano la possibilità che il prossimo o la prossima presidente del Consiglio Europeo inizi il suo incarico “nell’estate del 2024” (prima della scadenza naturale del 30 novembre) nel caso in cui i 27 leader lo decidano. C’è infine un ultimo paracadute per evitare che Orbán possa assumere la guida temporanea degli indirizzi dell’Unione tra luglio e novembre: le norme previste dal regolamento interno dell’istituzione “possono essere modificate a maggioranza semplice”, inclusa quella sull’incarico automatico al governo che esercita la presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue.