Bruxelles – Un bilancio che si aggrava e nuove scosse che mantengono vivo il rischio tsunami. Il Giappone si lecca le ferite dopo il violentissimo terremoto di magnitudo 7.5 che lunedì 1 gennaio ha colpito la penisola di Noto: 73 vittime accertate, oltre 300 feriti, più di 30 mila persone evacuate dalla prefettura di Ishikawa. La situazione è ancora poco chiara e in rapida evoluzione ma – qualora Tokyo ne avesse bisogno – dall’Ue si dicono “pronti a offrire alle autorità tutto il sostegno necessario“.
Con una dichiarazione congiunta, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, e il commissario per la Gestione delle Crisi, Janez Lenarčič, hanno espresso “piena solidarietà con il popolo e le autorità giapponesi” e la propria ammirazione per “i soccorritori che lavorano instancabilmente per salvare vite umane”. E Lenarčič, responsabile della risposta europea di fronte a situazioni di emergenza e catastrofi naturali, rilancia su X: “Siamo pronti ad offrire qualsiasi supporto in questo momento di necessità”.
La situazione è particolarmente drammatica nella prefettura di Ishikawa, epicentro del sisma, dove l’intensità della scossa ha superato quella del grande terremoto di Kobe del 1995, che uccise più di 6 mila persone. A Wajima i crolli hanno provocato un vasto incendio nel centro cittadino, e le vittime accertate sono almeno 39. Mentre a Suzu le scosse hanno innescato uno tsunami che ha inondato un’area di circa 100 ettari. Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, ha convocato immediatamente un gabinetto di emergenza e ha ordinato l’evacuazione delle aree maggiormente colpite: A Ishikawa, Toyama e Niigata sono state evacuate in tutto 34.300 persone.
“I miei pensieri vanno al popolo giapponese in questi momenti difficili. Il Giappone è uno dei partner e amici più stretti dell’Ue, siamo pronti a sostenere il popolo giapponese in ogni modo possibile”, ha twittato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Mentre già ieri – sempre su X – il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si era rivolto direttamente al premier Kishida, assicurandogli “tutta l’assistenza di cui il Giappone potrà avere bisogno”.
Quello di lunedì è il più grande terremoto mai registrato nella regione della penisola di Noto dal 1885, ovvero da quando si tiene traccia delle scosse. La scossa è stata avvertita con forza lungo l’intera costa occidentale del Paese, che affaccia sul Mar del Giappone, e in gran parte del territorio nazionale, inclusa Tokyo. In termini di magnitudo, di poco inferiore al devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria nel febbraio del 2023: lì il sisma aveva raggiunto una magnitudine di 7.8, mietendo un numero impressionante di oltre 50 mila vittime.
In quel caso sia Istanbul che Damasco avevano richiesto l’attivazione del Meccanismo Ue di protezione civile, e dai Paesi europei erano partite decine di squadre di soccorritori. Fortunatamente il Giappone, una delle aree sismicamente più attive del pianeta, ha dalla sua parte una lunghissima storia di prevenzione e investimenti per proteggere la popolazione e le infrastrutture dai terremoti. E per questo, nonostante la potenza delle scosse, sta riuscendo a contenere i danni e potrebbe cavarsela senza l’intervento del blocco Ue.