Bruxelles – Economia, finanza, politica, cronaca. Tanti e tutti diversi gli avvenimenti del 2023 per l’Unione europea e i suoi Stati membri. Non è facile cercare di condensarli tutti insieme, né fare una selezione dei più significativi. Dodici mesi non sono pochi, e non c’è dubbio che quello che volge al termine sia stato un anno ricco di appuntamenti, avvenimenti e sorprese.
Eunews continua nel suo ormai tradizione esercizio di selezione degli eventi che si ritengono significativi, sempre nel rispetto della formula di questo esercizio. Ecco, dunque, il 2023 dell’Ue dalla A alla Z secondo Eunews:
ALLARGAMENTO: il processo di ingrandimento dell’Unione continua anche nel 2023, su diversi livelli. L’1 gennaio la Croazia entra a far parte dell’area Schengen di libera circolazione, diventando così il 23esimo Stato membro dell’Ue ad aver eliminato ogni tipo di controllo passaporti e controlli alle frontiere. La Commissione europea torna a chiedere al Consiglio dell’Ue di riconoscere il via libera anche per Bulgaria e Romania, ma il procedimento per questi due Paesi è ancora oggetto di veti. Ma è sulla dimensione dell’Ue che si registrano passi avanti importanti. L’8 novembre la Commissione raccomanda di avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldova, con il Consiglio europeo che dà il via libera il 14 dicembre. E’ l’Ue che cerca di allargarsi ancora più a est.
BILANCI E BANCHE: il 2023 è l’anno che vede gli Stati membri dotarsi di nuove regole di bilancio, con la riforma del patto di stabilità che tiene impegnate le agende fino all’ultimo. L’accordo si trova con l’ecofin straordinario del 20 dicembre. In base alla nuove regole i Paesi con un rapporto debito/Pil eccedente il 90 per cento devono ridurre dell’1 per cento l’anno, i Paesi con un rapporto debito/Pil tra il 60 per cento e il 90 per cento dovranno tagliare dello 0,5 per cento l’anno. I Paesi si impegnano a creare uno spazio di deficit all’interno della soglia del 3 per cento in rapporto al Pil, così da avere una manovra di spesa in caso di congiuntura negativa senza dover sforare i parametri. Previste flessibilità per le spese in difesa e doppia transizione (verde e digitale). L’Italia ottiene flessibilità fino al 2027 per il costo degli interessi sul debito provocato dall’aumento dei tassi. Il giorno successivo l’accordo, il 21 dicembre, la Camera dei deputati affossa il Mes. Il trattato di riforma del Meccanismo di stabilità non viene ratificato, e l’Unione bancaria non può essere completata.
COLPO DI STATO IN NIGER: il 26 luglio il presidente Mohamed Bazoum è rovesciato a seguito di un colpo di Stato. Per l’Ue il deterioramento della situazione nel Paese africano è un duro colpo per agende e strategie. Il Niger rappresenta un partner chiave nella gestione dei flussi migratori e gli accordi di rimpatrio, oltre che un fornitore di materie prime importanti ai fini della transizione sostenibile. La situazione è tale che il 24 settembre la Francia richiama il proprio ambasciatore.
DATI: il 10 luglio Commissione europea e Stati Uniti firmano il nuovo accordo bilaterale sul trattamento, la conservazione e la protezione dei dati personali. L’accordo chiude anni di contenziosi legati ai precedenti tentativi di accordo in materia, e arriva dopo due tentativi precedenti bocciati dalla Corte di giustizia dell’UE. E’ il terzo tentativo di accordo per la condivisione delle informazioni. L’Ue ottiene un tribunale indipendente per le controversie, e garanzie su accessi e conservazioni.
ENERGIA: se il 2022 ha sancito l’impegno politico dell’Unione europea ad affrancarsi dalle forniture energetiche russe, il 2023 è l’anno in cui Bruxelles ha compiuto decisivi passi in questa direzione buttandosi alle spalle la crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Si chiude l’anno con i livelli di stoccaggio più alti, i prezzi del gas a livelli più bassi dall’inizio della guerra e nuove rotte per la diversificazione dalle importazioni russe. I volumi di gas, tra Gnl e gasdotto, importati da Mosca nel 2023 sono pari a 40 miliardi di metri cubi, ovvero la metà dei volumi importati dall’Ue lo scorso anno, circa 80 miliardi di metri cubi di gas russo in totale. Progressi nel lasciarsi alle spalle la dipendenza da Mosca, ma non abbastanza da far sentire l’Ue totalmente al sicuro. Il 19 dicembre i ministri europei dell’Energia dicono sì alla proroga per tutto il 2024 delle tre delle principali misure di emergenza introdotte lo scorso anno durante il picco della crisi energetica con Mosca: il tetto al prezzo del gas, gli acquisti congiunti su base volontaria e i permessi accelerati per le rinnovabili.
FINE DELLA PANDEMIA: il 5 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dichiara che il COVID-19 non è più un’emergenza globale. Il virus non è scomparso, ma non è più pandemico. Di conseguenza anche le misure messe a punto a livello Ue per contrastare e gestire il Coronavirus non si rendono più obbligatorie. Iniziato a diffondersi a dicembre 2019, il COVID-19 è stato dichiarato dalla stessa Oms emergenza sanitaria globale il 30 gennaio 2020.
GIORGIO NAPOLITANO E SILVIO BERLUSCONI: nello stesso anno muoiono due figure che, in modo diverso, hanno fatto la storia d’Italia e dell’Italia in Europa. Il 22 settembre si spegne a 98 anni Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica. Politico di lungo corso, Napolitano è conosciuto e stimato in Europa per il suo impegno a sostegno del progetto di integrazione europea. La morte di Napolitano è preceduta da quella di Silvio Berlusconi, il 12 giugno. A differenza del primo, Berlusconi a Bruxelles godeva di minore popolarità. In quanto capo di governo per quattro volte, Berlusconi ha comunque contribuito a scrivere una pagina di storia europea italiana.
HENRY KISSINGER: il 30 novembre muore, all’età di 100 anni, Herny Kissinger. Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 22 settembre 1973 al 20 gennaio 1977, resta celebre, tra le altre cose, per la frase a lui attribuita e che sintetizza il percorso tortuoso del progetto di integrazione europea. “Chi devono chiamare se voglio parlare con l’Europa?”, il ragionamento risalente al 1970, quando ricopriva il ruolo di Consigliere per la sicurezza nazionale. Una frase probabilmente mai detta davvero, ma che serve a far comprendere come il progetto confederale di Unione ne rende più complessi gestione e funzionamento. Anche perché, allora, l’assetto politico-istituzionale era davvero diverso, in un mondo molto diverso. Nel 1970 l’Ue era ancora Cee, composta da sei Stati membri, di cui una Germania ancora divisa. Il Parlamento europeo si chiamava ancora Assemblea parlamentare europea, con poteri molto più limitati di quelli attuali.
IDROGENO: la commissione von der Leyen a marzo lancia l’iniziativa per la produzione su vasta scala dell’idrogeno verde (quello ‘pulito’ prodotto da elettrolisi da fonti rinnovabili) in Europa, quale risposta al problema degli approvvigionamenti energetici e il rispetto degli obiettivi di sostenibilità incardinato nel Green Deal europeo. La sfida è quella di ridurre il divario economico tra i costi più alti delle energie verdi, idrogeno ‘green’ compreso. L’esecutivo comunitario presenta l’iniziativa come ‘Banca dell’idrogeno’, ma a dispetto del nome non si tratta di un istituto finanziario bensì di un sistema di aste per la produzione di idrogeno rinnovabile per sostenere i produttori attraverso un pagamento a prezzo fisso per kg di idrogeno prodotto per un massimo di 10 anni di funzionamento. Il 23 novembre viene lanciata la prima asta da 800 milioni di euro, finanziata attraverso il Fondo europeo per l’innovazione (ovvero attraverso le entrate del mercato europeo del carbonio, il sistema Ets dell’Ue).
JACQUES DELORS: Il 27 dicembre muore Jacques Delors. Presidente della Commissione europea dal 1985 al 1995 , è finora il primo e unico ad aver svolto tre mandati. Sotto il suo mandato viene firmato il trattato di Maastricht, che trasforma la CEE in UE. Considerato il padre della moderna Unione europea, è a lui che si deve la creazione del mercato unico e della moneta unica, l’euro. Non solo. È sempre con Delors che avviene la trasformazione della politica agricola comune e la firma degli accordi di Schengen per la libera circolazione. Alla fine della sua avventura da presidente della commissione Delors fonda un think tank, il Delors Institute (1996), per continuare a ragionare sul futuro dell’Europa.
JOSÈ MARIA GIL-ROBLES: il 13 febbraio muore, all’età di 87 anni, José Maria Gil-Robles. Presidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1997 e il 20 luglio 1999, ha giocato un ruolo importante nella definizione dei nuovi assetti dell’Unione europea. In veste di presidente del Parlamento ha negoziato i trattati di Amsterdam che hanno esteso i poteri dello stesso Parlamento. Ha inoltre partecipato al ragionamento sul grande allargamento dell’Unione europea. Ha anche dovuto gestire la crisi istituzionale che portò alle dimissioni dell’intera Commissione Santer.
KING CHARLES III: il 6 maggio, nell’abbazia di Westminster, Carlo d’Inghilterra viene incoronato re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth. Sale al trono come Carlo III. La cerimonia d’incoronazione è la prima a essere stata trasmessa a colori. Al di là di questo, Carlo III si distingue per ricevere a Buckingam Palace, prima della sua incoronazione (il 27 febbraio),la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nell’ambito degli incontri per nuovo protocollo per l’Irlanda del Nord post Brexit, uno dei punti rimasti aperti dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Da Costituzione britannica, il re non può occuparsi di certe faccende, ma questo non impedisce di esercitare il cosiddetto ‘soft power’. Il briefing lo offre von der Leyen al termine della visita. “Abbiamo discusso delle sfide comuni che l’Ue e il Regno Unito devono affrontare come partner storici e dei nostri compiti comuni: sostegno incondizionato all’Ucraina e lotta al cambiamento climatico globale”.
LULA: l’1 gennaio Luiz Inácio Lula da Silva detto ‘Lula’ presta giuramento e diventa ufficialmente presidente del Brasile. Per l’Ue un cambio di amministrazione non indifferente, dopo le presidenza Bolsonaro. Su clima e politiche per l’ambiente le posizioni di Lula sono più vicine a quelle dell’Ue. Ma sopratutto si guarda a Lula in chiave commerciale: si considera il nuovo presidente brasiliano un fattore decisivo nei negoziati con il Mercosur.
MOTORI PULITI: il 14 febbraio l’Aula del Parlamento europeo approva la proposta della Commissione per la messa al bando dei motori tradizionali dal 2035. Nel mercato unico, in nome della sostenibilità e della lotta ai cambiamenti climatici, auto e furgone di nuova produzione saranno alimentati da motori ibridi, elettrici e carburanti sintetici. Le polemiche non mancano, ma l’Ue vara la svolta ‘green’ della mobilità.
NATO: il 4 aprile la Finlandia entra ufficialmente a far parte della Nato. E’ il 31esimo Stato membro, e il 22esimo Paese dell’Ue all’interno dell’Alleanza atlantica.
OPERAZIONE ‘ALLUVIONE AL-AQSA: è il nome con cui Hamas, il 7 ottobre, dà avvio ad un attacco senza precedenti nel territorio di Israele. Oltre 1200 le vittime, tra civili, soldati, poliziotti, e membri di Shin Bet (l’agenzia di intelligence israeliana). E’ la questione arabo-israeliana che riesplode e si ripropone con rinnovata violenza. La risposta israeliana non si fa attendere, con vaste operazioni a Gaza. L’Unione europea si schiera con lo Stato ebraico, riconoscendo il diritto di difesa, esistenza, e lotta al terrorismo, ma viene chiesto al governo di Tel Aviv di rispettare il diritto internazionale. Si riaccende, da parte europea, la necessità di una soluzione a due Stati, ma l’Ue si divide tra esigenza di difesa di Israele e “cessate il fuoco”, espressione che non viene usata nelle conclusioni ufficiali delle riunioni. Al suo posto si predilige l’espressione “pause umanitarie” per permettere di alleviare il peso sulla popolazione civile.
PUTIN CRIMINALE: Il 17 marzo la Corte Penale Internazionale spicca un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin con l’accusa di deportazione. E’ la prima volta che l’organismo di giustizia prende una decisione di questo tipo nei confronti di un leader di un Paese con seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Gli Stati membri dell’Ue accolgono il provvedimento con favore.
QATARGATE: Il 2023 è iniziato con l’Unione europea sotto shock per lo scoppio del peggiore scandalo di presunta corruzione che abbia mai colpito le istituzioni europee. Il 9 dicembre 2022 la polizia belga arrestava la vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, un ex eurodeputato, Pier Antonio Panzeri, un assistente parlamentare, Francesco Giorgi, dopo aver rinvenuto oltre un milione di euro in contanti nelle loro abitazioni. L’accusa è di aver ricevuto mazzette dal Qatar, dal Marocco e dalla Mauritania in cambio del supporto a dossier riguardanti quei Paesi. L’inchiesta è stata al cento dei riflettori per tutta la prima metà del 2023, con la revoca dell’immunità parlamentare e il successivo arresto anche per gli eurodeputati Marc Tarabella e Andrea Cozzolino. Per poi fermarsi bruscamente con le dimissioni del giudice istruttore, Michel Claise, e con l’inizio di “un’inchiesta sull’inchiesta”, per indagare su eventuali abusi giudiziari messi in atto dalla magistratura belga. Nel frattempo, il Parlamento europeo ha riformato il proprio regolamento interno e la Commissione europea ha presentato la proposta per un Comitato etico Interistituzionale, con cui provare a difendersi da future ingerenze straniere.
RIMPASTO COMMISSIONE UE: grande ‘vai e vieni’ in Commissione europea, nel 2023. Ben quattro commissari abbandonano il collegio nell’anno che volge al termine. La prima defezione à quella di Mariya Gabriel (15 maggio) per andare a formare un governo in Bulgaria. Al suo posto Iliana Ivanova (da settembre). E’ quindi la volta di Frans Timmermans, portabandiera del Green deal, che lascia (22 agosto) per guidare il suo partito laburista alle elezioni olandesi di fine novembre. Il suo portafoglio è diviso tra Maros Sefcovic (Green Deal) e Woepke Hoekstra (Clima). Pochi giorni dopo (5 settembre) è la volta di Margrethe Vestager, fino a quel momento a capo della Concorrenza, lasciare la Commissione in congedo temporaneo non retribuito, per dedicarsi alla candidatura alla guida della Banca europea per gli investimenti (torna a inizio dicembre, dopo l’investitura di Nadia Calvino). La responsabilità per la concorrenza passa a Didier Reynders. L’emorragia di commissari continua con Jutta Urpilainen, che lascia (20 novembre) per candidarsi alle presidenziali del suo Paese, la Finlandia.
SCONTRO UE-CINA: il 2023 vede l’Unione europea scontrarsi con la Cina in materia economico-commerciale. Pechino a luglio impone per restrizioni alle esportazioni di materie prime necessarie per la green economy su cui puntano gli europei. La Commissione deve mettere a punto un’agenda per diversificare le fonti di approvvigionamento. Ma le tensioni si acuiscono tanto che la Commissione europea il 4 ottobre annuncia l’apertura di un’indagine sulle auto elettriche ‘made in China’. Nel mirino i sussidi statali che il governo cinese avrebbe concesso alle imprese.
TASSI ALTI: nel 2023 la Bce continua, con rinnovata determinazione, la politica di contrasto all’elevata inflazione attraverso l’aumento dei tassi di interesse. La Banca centrale europea prosegue senza sosta fino a ottobre, quando per la prima volta il board decide che è tempo di una “pausa”. Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale resta dunque al 4,5 per cento, il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale rimane a quota 4,75 per cento e il tasso di interesse sulla linea di deposito resta al 4 per cento. La presidente Christine Lagarde riconosce gli impatti per l’economia reale ma tira dritto.
UNGHERIA: continua anche nel 2023 il non semplice rapporto tra Unione europea e Ungheria. Il 20 novembre esplode un’altra volta il ‘caso cartelloni’ nel Paese, dove manifesti contro la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen vengono affissi in aperta critica e attacco del massimo esponente dell’esecutivo comunitario. Una vera e propria campagna di diffamazione contro quelli che sono considerati i ‘poteri forti’ contrari agli interessi della nazione. Il governo di Viktor Orban l’aveva già fatto nel 2019, contro l’allora presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Al verttice del Consiglio europeo di dicembre Orban pone il veto alla proposta di modifica del bilancio comune, rinviando al 2024 la decisione.
VENTI EUROSCETTICI: il 2023 consegna all’Ue governi e parlamenti animati da pulsioni ‘diversamente europeiste’. Emblematico il caso dei Paesi Bassi, membro fondatore dell’Ue. Alle elezioni legislative del 22 novembre per il rinnovo della Camera bassa del Parlamento si impone il PVV di Geert Wilders (23% dei voti), anti-immigrati, anti-islam, euroscettico. Il 30 settembre in Slovacchia dalle urne esce vincitore Roberto Fico, leader del partito populista e filo-russo Smer. Critico nei confronti dell’Ue per la sua posizione nei confronti dell’Ucraina, Fico per il suo quarto governo sceglie all’alleanza con il Partito nazionalista slovacco (Sns), formazione dell’ultradestra filo-russa e ed euroscettica. Ad aprile gli elettori finlandesi premiano il Partito di coalizione nazionale. Petteri Orpo, primo ministro, opta per una coalizioni con i nazionalista euro-scettici dei Veri finlandesi. In questo contesto acquista maggior rilievo il ritorno di Donald Tusk alla guida del governo polacco. Le elezioni politiche del 15 ottobre vedono l’affermazione del partito uscente, Diritto e giustizia, che non ha però i numeri per formare una nuova maggioranza. La spunta Coalizione civica, l’alleanza elettorale europeista (cristiano-democratici, liberali verdi) costituita per l’occasione.
WOLFGANG SCHÄUBLE: il 26 dicembre muore a 81 anni Wolfgang Schaeuble. Ministro delle Finanze dei governi Merkel dal 2009 al 2017, Schaeuble si distingue per la sua linea rigorista in materia di politiche di bilancio. Strenuo sostenitore della necessità di austerità, ha spinto, durante la crisi dell’euro, per una linea molto dura nei confronti della Grecia. La cura ‘lacrime e sangue’ porta anche la sua firma. Schaeuble lega il suo nome e il suo operato alla riunificazione tedesca. Come ministro dell’Interno (1989-1991), gestisce il superamento delle due Germanie e l’ingresso dell’est all’interno dell’Ue.
XAVIER BETTEL: dopo 10 anni finisce l’era di Xavier Bettel in Lussemburgo. A seguito delle elezioni dell’8 ottobre, il Granducato cambia corso. I liberali di Bettel non sono più la prima forza del Paese, e alla guida del governo finisce Luc Frieden, esponente del partito Cristiano-sociale, affiliato al Ppe. Gli equilibri interni fanno però sì che Bettel resti nell’esecutivo, con i ruoli di vicepremier e ministro degli Esteri.
ZONA EURO: l’1 gennaio la Croazia adotta ufficialmente l’euro. E’ il 20esimo Stato membro dell’Ue a introdurre la moneta unica. L’unione monetaria si allarga ancora, per la prima volta dal 2015, quando toccò alla Lituania entrare a far parte della zona euro.