Bruxelles – Roman Abramovich. Per molti storico ‘patron’ del Chelsea, colui che ha fatto grande il club londinese tra il 2003, anno di acquisto, e il 2022, momento di cessione quale conseguenza delle sanzioni UE contro la Russia per la campagna militare del Cremlino contro l’Ucraina. Proprio questo episodio ha iniziato a far parlare di Abramovich in modo diverso. Agli occhi dell’UE rimane un oligarca vicino al presidente russo, Vladimir Putin, e proprio per questo colpito da sanzioni che oggi il Tribunale dell’UE conferma respingendo la richiesta di risarcimento danni.
Abramovoch rientra nella lista nera dell’UE delle persone non grate. Il Consiglio ha deciso di congelare i capitali e vietare ingresso e transito nell’Unione europea a tutti gli imprenditori di spicco che operano in settori economici che forniscono una fonte significativa di reddito al governo russo. Abramovich, imprenditore russo di nazionalità israeliana e portoghese, è il principale azionista della società madre di Evraz, uno dei principali gruppi russi nel settore siderurgico e minerario. Questo settore fornisce una notevole fonte di reddito al governo russo.
Proprio per questo, stabilisce il Tribunale dell’Ue, il Consiglio dell’Unione europea, nel definire e adottare le sanzioni, “non è incorso in errori di valutazione decidendo di inserire e poi di mantenere il nome di Abramovich negli elenchi” delle persone oggetto di restrizione, “tenuto conto del suo ruolo all’interno del gruppo Evraz e in particolare della sua società madre”. E’ il diretto interessato, Abramovich, a non aver saputo dimostrare che il suo nome non merita di essere nella lista nera dell’Ue. Del resto il caso dell’aeroporto di Francoforte-Hahn aveva già messo in luce il ruolo imprenditoriale attivo di Abramovich e i ritorni diretti per Mosca.
La sentenza del Tribunale non mette comunque la parola ‘fine’ alla causa intentanta da Abramovich contro l’Unione europea. L’imprenditore russo ha due mesi di tempo per presentare un eventuale ricorso alla Corte di giustizia.