Realizzare una solida ed affidabile struttura di governance europea è di fondamentale importanza affinché gli Stati membri Ue rispettino gli obiettivi 2030 per il clima e l’energia. “Se la governance della nuova Unione energetica dovesse ridursi ad un processo non vincolante, nel quale non vi è alcuna distinzione tra gli obiettivi definiti nelle varie aree, allora questa non soddisferebbe le conclusioni del Consiglio Ue ed i criteri di implementazione in esse contenute”, affermano i tedeschi all’interno di un documento trapelato sulla stampa internazionale. Quando i capi di governo degli Stati membri Ue hanno definito lo scorso ottobre i target climatici ed energetici 2030, non hanno specificato il modo in cui ogni Paese avrebbe dovuto raggiungerli. I leader europei si erano limitati ad invocare la creazione di un sistema di governance che garantisse la loro realizzazione da parte di ogni Stato membro.
Secondo quanto emerge dal testo del documento invece, Berlino spinge per “discutere ulteriormente se l’attuazione delle conclusioni del Consiglio per il 2030, richieda obiettivi indicativi o parametri individuali, da definire per i processi di pianificazione degli stati membri” in materia di clima ed energia.
Il dossier tedesco non è l’unico ad essere venuto alla luce. Neanche due settimane fa documentazioni simili, co-scritte da Regno Unito e Repubblica ceca, erano state pubblicate dalla stampa. Tuttavia, a differenza della posizione presa dalla Germania, Londra e Praga invitavano la Commissione Ue ad adottare una “legislazione leggera e contenuta al fine di rispettare la flessibilità di ogni Stato membro in merito alla scelta degli strumenti e delle tecnologie”, da adottare per rispettare gli impegni climatici ed energetici presi.
Ulteriori contrasti tra Berlino e Bruxelles emergono in relazione alla direzione che dovrebbe intraprendere la politica climatica di un’Unione energetica lungimirante, analoga a quella auspicata dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. In particolare, ad essere messa sotto accusa è la proposta del commissario Ue all’energia, Maros Sefcovic, che aveva suggerito “l’acquisto comune di gas” da parte del blocco europeo per rafforzare la posizione negoziale dell’Ue, dipendente per un terzo dalle importazioni russe. Contro questa ipotesi, che va “contro la liberalizzazione dei mercati del gas in Europa”, Berlino rilancia invece “il completamento del mercato interno del gas Ue”, identificato come “il modo più efficace per rafforzare la posizione negoziale delle compagnie europee del gas rispetto ai fornitori esterni”.