Iniziare a mettere in atto, il più rapidamente possibile, controlli più severi alle frontiere esterne dell’area Schengen. È la prima misura anti terrorismo su cui spingeranno i ministri degli Esteri dei Paesi Ue nel corso della riunione in programma per lunedì a Bruxelles. Gli elementi di quello che l’Ue può fare, fanno notare fonti europee, sono già sul tavolo: il problema è come accelerare, per rendere le misure effettive il prima possibile. A partire da una di quelle più semplicemente realizzabili e cioè controllare sistematicamente chi arriva in Europa da un paese extra Ue.
I controlli certo già esistono, ma si limitano spesso ad una verifica del documento di identità. L’idea invece è di renderli ben più approfonditi ad esempio passando ad un controllo elettronico attraverso una base dati che indichi se esistono già segnalazioni sul passeggero. Le possibilità per implementare un sistema del genere, ricordano fonti europee, sono già contenute negli accordi di Schengen, che non avrebbero bisogno di alcune modifiche. Si tratta solo di velocizzare la loro implementazione.
Altro punto su cui si vuole tentare di cambiare marcia è l’introduzione di un sistema di tracciabilità dei passeggeri, il cosiddetto Pnr (passanger name record), a livello europeo. Finora il progetto è rimasto bloccato per la contrarietà del Parlamento europeo che teme per la protezione dei dati personali. Ma di fronte alle iniziative dei singoli Paesi, moltissimi dei quali si stanno attrezzando per un Pnr nazionle, le resistenze sembrano cominciare a diminuire. Anche su questo pare ci sia un po’ più di apertura, sottolineano fonti Ue, si tratta di trovare l’accordo su alcuni elementi molto concreti come la durata dello stoccaggio dei dati, o le modalità di accesso e di convincere il parlamento ad una posizione “meno connotata da tinte ideologiche”.
Così come indicato in una lettera che l’Alto rappresentante ha inviato ai rappresentanti delle diplomazie Ue in preparazione della riunione di lunedì, poi, ci si concentrerà anche sull’impegno da prendere nei confronti delle regioni di Medio Oriente e Nordafrica, sulla messa in opera di una strategia per contrastare i foreign fighters, su come prevenire la radicalizzazione da un punto di vista comunicativo. Si tratterà comunque solo della prima discussione di una serie, in preparazione del Consiglio europeo del 12 febbraio, quando ad affrontare il tema saranno i capi di Stato e di governo.