Bruxelles – Diciassette materie prime critiche strategiche e obiettivi di estrazione, lavorazione e riciclaggio. Con 549 voti favorevoli, 43 voti contrari e 24 astensioni l’Europarlamento ha confermato oggi (12 dicembre) in plenaria a Strasburgo l’accordo con gli Stati membri raggiunto lo scorso 13 novembre sul regolamento ‘Critical raw materials act’, la proposta della Commissione europea sull’approvvigionamento di materie prime critiche necessarie per la doppia transizione, verde e digitale.
La proposta della Commissione europea è stata avanzata lo scorso 16 marzo, come uno dei tre pilastri del Piano industriale per il Green Deal insieme alla Legge per l’industria a emissioni zero (Net-Zero Industry Act) e alla riforma del mercato elettrico dell’Ue. In sostanza, ha stabilito un elenco di materie prime critiche (di cui solo una parte da considerare ‘strategiche’) e ha fissato obiettivi per l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio all’interno dell’Ue, ancora troppo dipendente dalle importazioni da Paesi terzi come la Cina (che concentra oltre il 90 per cento delle materie critiche).
La legge ha individuato complessivamente 34 materie prime critiche (dalla bauxite all’elio, dall’arsenico allo stronzio), ma solo 17 di queste vengono considerate strategiche: bismuto, boro (grado metallurgico), cobalto, rame, gallio, germanio, litio (grado batteria), magnesio metallico, manganese (grado batteria), grafite naturale (grado batterie), nichel (grado batterie), metalli del gruppo del platino, silicio metallico, titanio metallico, tungsteno ed elementi delle terre rare per magneti: neodimio (Nd), praseodimio (Pr), terbio (Tb), disprosio (Dy), gadolinio (Gd), samario (Sm) e cerio (Ce).
I co-legislatori europei hanno concordato di aggiungere all’elenco di materie strategiche anche l’alluminio (portando dunque la lista proposta dalla Commissione europea da 16 a 17). Quanto agli obiettivi, con la nuova legge l’Unione europea dovrebbe avere la capacità di estrarre il 10 per cento, processare il 40 per cento e riciclare il 25 per cento del suo consumo annuale di materie prime strategiche entro il 2030 (per il riciclaggio la proposta della Commissione era di un obiettivo del 15 per cento).
Il compromesso politico ha unificato anche i tempi della procedura di autorizzazione, che non dovrebbe superare i 27 mesi per i progetti di estrazione e i 15 mesi per i progetti di trasformazione e riciclaggio. Mentre la prima fase della valutazione di impatto ambientale (la produzione della relazione, che deve essere condotta dal promotore del progetto) non sarà inclusa nel calendario per l’approvazione del progetto, la consultazione pubblica necessaria per una valutazione di impatto ambientale sarà parte della durata totale del processo di autorizzazione.
La legge rappresenta una “risposta europea alle minacce e alle pressioni di alcuni Paesi terzi nei nostri confronti per quanto riguarda l’accesso alle materie prime critiche e dimostra anche la nostra volontà di rafforzare la capacità di produzione industriale in Europa perché ci sia un’Europa padrona del proprio destino”, ha affermato questa mattina durante il dibattito in plenaria il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, prima del voto degli eurodeputati. Il commissario ha rivendicato l’impegno comune dei colegislatori “per ridurre la nostra dipendenza e per rendere il nostro approvvigionamento più affidabile e più sostenibile. Insieme siamo riusciti a compiere dei passi avanti nonostante le differenze iniziali e siamo riusciti in tempi record a trovare un accordo”.
A fargli eco anche la relatrice per conto dell’Eurocamera, l’eurodeputata dei liberali Nicola Beer, per la quale la normativa “è un progetto di politica industriale per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime in Europa. Grazie a incentivi economici mirati, stiamo creando certezza nella pianificazione dei progetti per gli investitori privati, attraverso punti di contatto unici per le imprese e procedure di autorizzazione rapide e semplici con scadenze chiare per le autorità nazionali. Ciò stimolerà l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio in Europa”.