Bruxelles – Procedono spediti i Dialoghi sulla transizione pulita della Commissione Ue con le industrie europee e, dopo l’esordio con quelle operative nel settore dell’idrogeno, il lavoro dell’esecutivo comunitario si è concentrato su quelle ad alta intensità energetica. Industrie attive per la produzione di acciaio, carta, ceramica, vetro, prodotti chimici e molte altre che vengono definite ‘energivore’ e che in un momento di crisi energetica hanno bisogno di un sostegno per non perdere la competitività internazionale. Ma anche le stesse che possono spingere con più forza e ambizione gli obiettivi del Green Deal e della transizione verde dell’intero comparto industriale nel futuro a lungo termine dell’Unione. “Vogliamo che il Green Deal dia risultati, e per questo abbiamo bisogno di voi“, è stato il messaggio della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aprendo il secondo round di questi Dialoghi industriali.
L’obiettivo del Berlaymont non è mai cambiato e rimane quello di portare l’Europa “all’avanguardia verso un’economia a zero emissioni”, ha messo in chiaro von der Leyen, riconoscendo gli “enormi sforzi” delle industrie energivore nel raggiungimento di questo target. Più nello specifico, da quando è stato presentato il Gren Deal sono stati raggiunti “risultati incredibili”, come la sostituzione di fertilizzanti a base fossile provenienti dalla Russia con quelli decarbonizzati prodotti in Europa e altri esempio virtuosi: “Mancano pochi anni ai primi cementifici a emissioni zero, e degli 80 progetti di acciaio pulito annunciati in tutto il mondo quasi 50 sono in Europa“. La situazione generale in cui però le industrie europee stanno agendo è “incredibilmente impegnativa, alcuni settori sentono la pressione più di altri”, ha riconosciuto la presidente della Commissione, che per questo motivo si è presentata ai rappresentanti industriali con alcune promesse di “maggiore sostegno” sul piano della competitività.
La prima promessa è quella di garantire “condizioni di parità a livello globale”, a partire dal giorno successivo a questo dialogo. Tra sabato e domenica (2-3 dicembre) von der Leyen parteciperà alla Cop28 di Dubai, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, dove lancerà “una coalizione di Paesi che si uniranno a noi con i loro sistemi di tariffazione del carbonio“. L’iniziativa sostenuta dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale e dall’Organizzazione mondiale del commercio sarà “un passo decisivo verso industrie globali a zero emissioni e una concorrenza internazionale più equa”, ha assicurato la leader dell’esecutivo Ue. L’impegno nasce dalla consapevolezza che le industrie europee “creano milioni di posti di lavoro e centinaia di miliardi di valore aggiunto” e che il continente deve essere “leader in tutti i vostri settori”. È proprio per questa ragione che da un mese e mezzo sono in corso i dialoghi con ogni ecosistema industriale per analizzare le esigenze nel percorso di decarbonizzazione, dal momento in cui – come ribadito da von der Leyen – “una delle prime priorità del Green Deal è sempre stata quella di dare certezze“.
Certezze che possono essere lette anche in termini economici. Tra gli “ingenti finanziamenti” menzionati dalla numero uno della Commissione ci sono anche quelli forniti dal Fondo per l’innovazione – di cui “le vostre industrie sono tra i principali beneficiari” – oltre ai “quasi 17 miliardi di euro del nostro piano di rilancio Next Generation Eu, destinati alla decarbonizzazione delle industrie europee, con particolare attenzione ai settori difficili da abbattere”. Sono stati poi autorizzati “consistenti aiuti di Stato”, con 17 miliardi di euro per progetti sull’idrogeno e altri 37 miliardi per le industrie ad alta intensità energetica.
Sempre sul piano del sostegno da Bruxelles va ricordata la prima asta da 800 milioni di euro (su 3 miliardi totali) nell’ambito della Banca dell’idrogeno lanciata giovedì scorso (23 novembre), ma anche gli sforzi sotto il cappello del Green Deal per le rinnovabili: “Abbiamo più che raddoppiato la quantità di energia solare prodotta in Europa, per la prima volta produciamo più elettricità dal sole e dal vento che dal gas”. Perché nel frattempo non va dimenticato che il contesto è quello di un continente che “ha sempre sofferto di prezzi dell’energia più alti rispetto ad altre regioni del mondo” e che ha dovuto affrontare una “guerra su larga scala all’energia europea” da parte della Russia. E se Bruxelles ha deciso di prolungare il Quadro di crisi temporaneo fino al giugno 2024 perché le industrie europee possano “continuare a ricevere aiuti di Stato per tutto l’inverno”, von der Leyen ha avvertito che “è solo con l’energia pulita e a basse emissioni di carbonio prodotta in casa che possiamo riequilibrare il campo di gioco e ridurre i prezzi”.