Bruxelles – Accelerare l’attuazione dei progetti di interesse comune esistenti e lo sviluppo di nuovi progetti; migliorare la pianificazione della rete a lungo termine; introdurre un quadro normativo di sostegno e una prova di futuro; utilizzare meglio le reti esistenti e renderle più intelligenti; migliorare l’accesso ai finanziamenti; garantire processi di autorizzazione più rapidi e snelli e rafforzare le catene di approvvigionamento. Sette ‘sfide’ che frenano l’espansione delle reti e una serie di misure (non vincolanti) da attuare tra 2024 e 2025 per affrontarle.
Dopo averlo annunciato nelle scorse settimane, la Commissione europea ha adottato e svelato oggi (28 novembre) il Piano d’azione per lo sviluppo e l’espansione delle reti energetiche, senza prevedere nuove iniziative legislative o nuovi finanziamenti specifici ma stimando che saranno necessari investimenti totali per 584 miliardi di euro entro il 2030. “Questo rappresenta una parte significativa degli investimenti complessivi necessari per la transizione pulita nel settore elettrico”, avverte la Commissione europea nel piano svelato oggi dalla commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, partecipando alle Giornate europee dei progetti di interesse comune per l’energia.
Bruxelles stima che circa il 40 per cento delle reti di distribuzione europee ha più di 40 anni e deve essere modernizzato e da qui alla fine del decennio prevede un aumento del consumo di elettricità di circa il 60 per cento, con un sistema sempre più orientato alle energie rinnovabili (con milioni di pannelli solari sui tetti, pompe di calore e comunità energetiche locali che condividono le loro risorse).
Complice soprattutto una legislatura agli sgoccioli, il piano prevede unicamente un elenco di 14 misure non vincolanti da attuare tra 2024 e 2025 per espandere la rete energetica europea, che oggi conta circa 11 milioni di chilometri di sistema. Molte delle quali, sono lasciate in eredità legislativa alla prossima Commissione europea. Ad esempio, entro il primo trimestre 2025 la “Commissione proporrà dei principi guida” per individuare “le condizioni per la concessione di investimenti anticipati in progetti di rete”, mentre entro metà 2024 pubblicherà una guida sulla condivisione dei costi transfrontalieri per i progetti offshore. Oggi, nel quadro delle Giornate europee dei progetti di interesse comune, la Commissione europea ha lanciato un ‘Patto di impegno’ con gli Stati membri, le autorità nazionali di regolamentazione, gli operatori di sistema e le autorità civili società.
“Le reti sono la spina dorsale del nostro sistema energetico. Il nostro piano d’azione garantirà un migliore supporto alla pianificazione, allo sviluppo e al funzionamento delle infrastrutture, passaggi fondamentali per collegare le crescenti fonti di energia rinnovabile in Europa agli utenti finali che ne hanno bisogno, dalle famiglie ai produttori di idrogeno”, commenta il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Maros Sefcovic. “Attraverso sforzi concertati, possiamo sviluppare infrastrutture energetiche più efficienti, più intelligenti e più integrate, assicurandoci così di fornire l’energia pulita di cui abbiamo bisogno per avere successo nella transizione verde”.
Dall’idrogeno allo stoccaggio, c’è anche l’Italia tra i 166 progetti di interesse comune e reciproco
Dall’idrogeno agli stoccaggi di CO2, passando per i cavi elettrici. Sono in tutto 8 su 166 i progetti energetici transfrontalieri che riguardano l’Italia nel nuovo elenco di programmi di interesse comune (PCI) e di mutuo interesse (PMI) adottato oggi dalla Commissione europea, il primo da quando è entrata in vigore la revisione della rete transeuropea dell’energia (TEN-E). L’elenco è stato svelato da Simson
Interconnessioni elettriche e stoccaggio dell’energia, ma anche progetti di elettricità intelligente e idrogeno. Oltre la metà (85) di quelli approvati riguardano elettricità, offshore e reti elettriche intelligenti, molti dei quali dovrebbero essere commissionati tra il 2027 e il 2030. Per la prima volta, nell’elenco sono inclusi quelli relativi all’idrogeno e all’elettrolizzatore (65), mentre 14 sono dedicati alla cattura e lo stoccaggio del carbonio. Mentre i progetti di interesse comune (PCI) sono infrastrutturali chiave volti a completare il mercato interno europeo dell’energia, quelli di reciproco interesse (PMI) sono chiave di infrastrutture energetiche transfrontaliere tra l’Ue e i Paesi terzi, che contribuiscono agli obiettivi di politica energetica e climatica dell’Unione europea.
Nell’elenco adottato oggi, otto progetti riguardano anche l’Italia. Tra questi, due sono relativi all’idrogeno: il corridoio tra Italia-Austria-Germania e l’infrastruttura interna in Italia (attualmente nota come dorsale H2). Poi ancora, la Commissione riconosce come progetto di interesse reciproco l’Elmed, ovvero l’interconnessione tra la Sicilia e la Tunisia; l’interconnessione tra Corsica-Sardegna; il progetto di connessione di Malta alla rete europea con l’interconnessione con l’Italia a Gela; il ‘Callisto’, per lo sviluppo di un hub per lo stoccaggio di emissioni di CO2 gestito dall’Italia insieme alla Francia; l’interconnessione elettrica tra Lienz (in Austria) e il Veneto; e, infine, il progetto di stoccaggio offshore per le emissioni da Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Italia e Slovenia (via nave).
“L’elenco odierno dei progetti transfrontalieri disegna la nuova mappa energetica dell’Europa”, commenta la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson. “L’era dei finanziamenti Ue per le infrastrutture legate ai combustibili fossili è finita. È giunto il momento di investire in infrastrutture energetiche adatte a un sistema più flessibile, decentralizzato e digitalizzato, in cui i consumatori sono anche produttori e la maggior parte della nostra energia proviene da fonti rinnovabili”. L’elenco è ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio per il loro esame che avranno due mesi per accettare o respingere l’elenco nella sua interezza, senza possibilità di emendarlo. Il periodo di tempo per la valutazione può essere esteso di ulteriori due mesi, se richiesto dai co-legislatori.