Bruxelles – “Non siamo liberi dalla Cina”. Ma questo è vero oggi, e sulla mobilità sostenibile, pulita, di nuova generazione, l’Unione europea è al lavoro per un domani diverso, più europeo. Axel Volkery, capo unità Trasporti intelligenti della Direzione Generale Mobilità (Dg Move) della Commissione europea, non nega la sfide che attendono l’Unione europea, ma non crede che siano insormontabili. Ci sono le condizioni per “ridurre la dipendenza”, confida nell’intervista concessa a Eunews in occasione dello European Business Summit. Ma servirà convinzione. “Siccome la sfida non è semplice il messaggio principale è il seguente: è tempo di attuare” quanto stabilito dal Green Deal europeo.
EUNEWS: La Cina vi preoccupa? Sull’auto elettrica l’Ue rischia di consegnarsi alla Cina, come qualcuno sostiene?
Axel Volkery: “Non c’è dubbio che le industrie cinesi stanno andando bene in questo settore, ma non dobbiamo dimenticare che siamo un mercato aperto. Semmai la questione principale riguarda l’industria europea. Se il settore dell’automotive non agisce i consumatori non avranno scelta, non avranno alternative. Cosa andranno ad acquistare se non il prodotto cinese? E pagandolo quanto?”
E: La Cina però controlla molte materie prime che servono per l’auto elettrica. Le restrizioni all’export di questi prodotti mette a rischio la strategia europea?
A.V.: “E’ vero che in questo momento abbiamo una certa dipendenza dalla materie prime, e che la Cina ne ha grande disponibilità. In Svezia hanno appena annunciato una nuova auto elettrica, con una batteria agli ioni di sodio senza litio che non fa affidamento su materie prime scarse. Si tratta di investire in nuove tecnologie per ridurre la dipendenza di materie prime da altri Paesi, e investiremo. Intanto abbiamo contratti di fornitura di lunga durata, c’è tutto il tempo. Siamo in una fase di transizione”.
E: L’avvio dell’indagine sui sussidi cinesi rischia di creare ritorsioni dannose per l’Ue?
A.V.: “Nessuno vuole ritorsioni. Ma allo stesso tempo non possiamo accettare che la Cina porti avanti una politica scorretta con sussidi massicci. Vorremmo che ci fossero stesse condizioni e regole d’ingaggio. E comunque l’industria cinese ha interessi ad avere relazioni con l’Unione europea”.