“L’appartenenza all’Euro è irrevocabile”. All’indomani delle indiscrezioni del settimanale tedesco Der Spiegel, secondo cui una possibile uscita della Grecia dall’Eurozona non preoccupa più la Germania, la Commissione europea affida la sua risposta alla citazione dei trattati. Ufficialmente dall’esecutivo comunitario tutti rifiutano di commentare perché “l’unica dichiarazione che conta è il voto degli elettori greci” il prossimo 25 gennaio, ma Bruxelles non può fare a meno di ricordare che, come ha chiarito la portavoce della Commissione Ue Annika Breidthardt, “il paragrafo 3 dell’articolo 140 dei Trattati afferma che l’appartenenza all’euro è irrevocabile”. La Commissione ricorda anche che dal primo gennaio, con l’ingresso della Lituania, l’eurozona è arrivata a contare 19 membri “e ci aspettiamo che cresca ancora”, perché “l’euro c’è per restare e ha dato prova di resistenza”. Sulla possibilità di una rinegoziazione del debito greco, così come chiesto dalla sinistra radicale di Syriza, l’esecutivo Ue per ora si limita a rispondere: “Ne parleremo una volta che si sarà il verdetto delle elezioni”. Nel frattempo anche la Germania, almeno ufficialmente, fa marcia indietro e smentendo le voci assicura di non avere mai cambiato posizione sulla permanenza di Atene tra i membri dell’Eurozona. Il governo tedesco “si aspetta che la Grecia rispetti i piani di risparmio concordati con i creditori internazionali anche in caso di vittoria della sinistra radicale alle elezioni”, ha dichiarato a Berlino il portavoce governativo, Georg Streiter, sottolineando che “non c’è nessun cambio di rotta” sulla Grecia. Posizione ben diversa da quella che, secondo Der Spiegel, avrebbero assunto la cancelliera, Angela Merkel, e il ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, che considererebbero ormai realistica, e non drammatica, un’eventuale uscita della Grecia dall’euro sulla scia di una vittoria, che appare sempre più plausibile, di Syriza e del leader anti-Troika Alexis Tsipras alle elezioni anticipate del 25 gennaio. “Un’ipotetica uscita della Grecia dall’Eurozona semplicemente non è un’opzione”, commenta il leader dei Socialisti e democratici, Gianni Pitella secondo cui “il fatto che la destra tedesca cerchi di agire da sceriffo in Grecia o in qualsiasi altro Stato membro non solo non è accettabile ma è soprattutto sbagliato” perché “questi atteggiamenti possono solo produrre sentimenti di rabbia e repulsione verso l’Unione europea tra i cittadini europei”. “L’idea che la Grecia lasci la Zona euro non ha senso per tre motivi”, riassume il leader dei liberali, Guy Verhofstadt. “Per prima cosa – elenca – i sondaggi mostrano che il 74% dei greci non vuole. Secondo i trattati non consentono alla Grecia di lasciare l’Eurozona rimanendo membro dell’Ue. E terzo costerebbe ai contribuenti europei miliardi di euro se la Grecia reintroducesse la Dracma. I dati mostrano che solo alla Germania costerebbe 80 miliardi di euro”. Per questo, conclude Verhofstadt “non dobbiamo permetterci di creare una profezia che si autoavvera e invece di parlare di una possibile Grexit dovremmo concentrarci per risolvere il problema degli investimenti che la Grecia e altri Paesi si trovano ad affrontare”. Secondo i Verdi, i leader europei e la Commissione europea “invece di ingerenze e minacce”, dovrebbero “impegnarsi a rispettare pienamente il risultato delle elezioni greche e a lavorare con ogni governo democraticamente eletto per assicurare che la Grecia rimanga nella zona euro”. Questo, sottolinea il co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo, Philippe Lamberts, “è nel chiaro interesse dell’Ue e della sua credibilità, così come in quello della Grecia”, mentre “discorsi sconsiderati sulla Grexit sono irresponsabili”.
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