All’Italia il piano Juncker piace, ma deve essere soltanto l’inizio. Lo ricorda il premier Matteo Renzi prima del vertice europeo che si concentra proprio sul piano di investimenti varato dalla Commissione Ue. “Oggi – dice – c’è bisogno di vedere se si ratifica questo accordo che per noi è importante, ma è soltanto un primo passo”. Di positivo, nel programma del capo dell’esecutivo comunitario, sottolinea Renzi, c’è che “va nella direzione nostra, la direzione di considerare gli investimenti fuori dai confini del patto di stabilità”.
Il problema è piuttosto la portata. Il piano “è un grande successo della famiglia socialista e apre una nuova fase. Ma negli ultimi sei mesi la situazione economica è peggiorata e il piano va rafforzato”, avrebbe detto il presidente del Consiglio, secondo quanto riportato dal capogruppo S&D al Parlamento europeo, Gianni Pittella, parlando alla riunione del Pse. Qui Renzi ha avuto anche un bilaterale con il presidente francese, François Hollande, alleato dell’Italia nella richiesta di flessibilità all’Europa. Ma per parlare di questo tema, ricorda il premier, occorrerà aspettare gennaio, quando “ci sarà una comunicazione della commissione”.
L’Italia, secondo il presidente del Consiglio, è nelle condizioni di fare sentire la propria voce perché “nessun Paese in Europa ha mai fatto tanto tutto insieme” in termini di riforme. E ora “siamo nelle condizioni di riportare l’Italia dove deve stare”. Lo si è cominciato a fare nel corso del semestre italiano, durante il quale “abbiamo fatto diverse cose”. Ma “la sfida più bella è il prossimo anno”, quando, elenca Renzi, ci sarà da sistemare la Costituzione, la legge elettorale, portare avanti la riforma del lavoro, rendere il sistema fiscale più semplice, riformare la pubblica amministrazione. E poi “il cuore di tutto: la grande sfida educativa”, per fare sì che “la buona scuola smetta di essere un’idea e diventi un dato di fatto”.
Da affrontare ci sarà anche il cambio della guardia al Quirinale, ma Renzi ostenta sicurezza sul fatto che l’Italia non si troverà in una situazione simile a quella greca. “Mi auguro che riescano a risolvere le loro questioni e che questo consenta alla Grecia di continuare il suo percorso di uscita dalla crisi”, dice, sottolineando però che “il paragone con l’Italia non è calzante” perché “l’Italia nel momento in cui dovrà fare i conti con la sostituzione del presidente della Repubblica, non avrà alcun tipo di problema perché credo che il parlamento abbia imparato la lezione nell’aprile del 2013 e sono assolutamente convinto che il parlamento italiano riuscirà a fare quello che deve fare nei tempi stabiliti”.
Il nostro Paese, insiste il premier, deve tornare a potere pronunciare la parola futuro, visto che ora “è difficile farlo”. E invece soprattutto nel nostro Paese lo si dovrebbe poter fare “perché la capacità, l’innovazione, l’intelligenza italiana hanno segnato il mondo”. E’ arrivato insomma il momento di invertire quella tendenza per cui “gli italiani non credono che questo Paese abbia nelle sue corde una straordinaria energia”, dice il premier, scherzando: “Mi sembra di essere il motivatore di una terapia di gruppo”.
Dei sei mesi alla guida dell’Ue, Renzi rivendica soprattutto “il tentativo di rendere l’Europa più attenta alla crescita e meno agli investimenti, renderla una comunità e non un contratto”. L’obiettivo insomma era di “dare un’anima a questo straordinario spazio di libertà perché nessuno dei nostri genitori ha pensato di fare l’Europa per rispettare un vincolo, ma per un ideale”.