I servizi taxi, come quelli offerti da Uber, devono essere regolati a livello nazionale perché non fanno parte degli ambiti disciplinati dall’Unione Europea. La Commissione Ue continua a monitorare la situazione in attesa che le autorità nazionali tengano in considerazione “le nuove possibilità create da questo provider” e lo disciplinino “in armonia con le norme esistenti in materia dei servizi taxi”. Uber rappresenta una “soluzione innovativa al problema dei servizi taxi” ed è “responsabilità dei governi degli stati membri disciplinarlo”. Le autorità nazionali “dovrebbero cercare di regolarizzare Uber all’interno dei propri regimi esistenti di regolamentazione taxi”, ha dichiarato il portavoce Jakub Adamowicz nel corso del briefing quotidiano con la stampa internazionale a Bruxelles.
A differenza dei normali taxi, Uber, azienda con sede a San Francisco, fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione per smartphones che mette in collegamento diretto autisti e passeggeri. A suscitare le polemiche è il fatto che i conducenti siano liberi professionisti, esterni all’azienda, che si limita a “a condurre un rigoroso processo di selezione per verificare che ogni guidatore sia assicurato e legalmente qualificato per guidare”. Inoltre, nel caso di UberPOP, la nuova opzione “economica” messa a disposizione degli utenti, i guidatori non sono autisti professionisti, ma persone normali che impiegano per il servizio taxi la propria macchina personale. Di conseguenza, si pongono diversi problemi che riguardano non solo la concorrenza sleale lamentata dalla categoria dei tassisti, ma anche di sicurezza per i passeggeri.
Dopo India, Thailandia, Brasile, Spagna, anche la Francia è intenzionata a mettere al bando Uber a partire dal primo gennaio 2015.