Quasi due milioni di profughi siriani costretti ad abbandonare il proprio Paese e a trovare rifugio negli Stati vicini rischiano, quest’inverno, di soffrire anche la fame. Le Nazioni Unite non hanno abbastanza fondi e sono state costrette ad annunciare l’interruzione del Programma Alimentare Mondiale che forniva aiuti a 1,7 milioni di profughi siriani in Giordania, Libano, Turchia, Iraq ed Egitto. Decisione che non è passata inosservata a Bruxelles dove il commissario europeo per gli Aiuti Umanitari, Christos Stylianides, si è detto “profondamente preoccupato”.
“L’Ue è costernata dall’improvvisa sospensione” del programma di aiuti, “soprattutto all’inizio dell’inverno”, commenta Stylianides . Per questo il commissario annuncia che l’Unione europea “stanzierà immediatamente un importo supplementare di 5,5 milioni in aiuti umanitari al Programma alimentare mondiale”. In questo modo il contributo di Bruxelles al Programma alimentare delle Nazioni Unite per la Siria ammonta in totale a 18 milioni di euro per il 2014. Ammontare che, insieme ai contributi a Unicef, Croce Rossa, Unhcr e altre Ong arriva quest’anno a 155 milioni. Ma, “chiaramente non è sufficiente”, ammette Stylianides, promettendo di “seguire da vicino la situazione” e facendo sapere di avere “invitato tutti i donatori e le agenzie delle Nazioni Unite a pianificare insieme la progettazione 2015 per evitare che un tale deficit si ripeta”.
Il taglio dei fondi, continua il commissario, è “un duro monito sull’enorme impatto della più grande tragedia umanitaria dei nostri tempi, che ha fatto quasi 200 mila morti e più di 12 milioni di persone che necessitano assistenza umanitaria urgente”. Ma la Siria non è il solo fronte su cui agire: ci sono anche l’Iraq, la Repubblica Centrafricana, l’Ucraina, l’epidemia di ebola da combattere. “Stiamo assistendo – fa notare il commissario – a una tempesta perfetta di tragedie umanitarie che non si vedeva dalla seconda guerra mondiale”. Di fronte a tanto “il budget Ue è a un punto di rottura” e Stylianides chiede “alla comunità internazionale di donatori, inclusi gli Stati membri dell’Ue” di “intensificare lo sforzo e mobilitare fondi per le vittime di conflitti e catastrofi”.