Pur timidamente, arrivano segnali positivi sulla spesa in Ricerca e Sviluppo delle aziende private italiane. Con una crescita percentuale del 6,4%, le compagnie dello Stivale superano nel 2014 la media Ue degli stanziamenti, media che però ha registrato un calo negli ultimi dodici mesi. A rivelarlo è il report “Quadro di valutazione 2014 dell’UE sugli investimenti nella ricerca e sviluppo industriale”, presentato dal Commissario per la ricerca, il portoghese Carlos Moedas.
A trainare l’aumento degli stanziamenti nel settore è la Fiat, trentaduesima nel ranking mondiale, che accresce il suo impegno di due punti percentuali e rappresenta quasi il 40% degli investimenti Ricerca e sviluppo di tutte le compagnie prese in esame in Italia. Tuttavia, nella top-ten delle imprese Ue più virtuose non figura nessuna italiana. Dunque passi avanti, ma le spese per l’innovazione nel Belpaese non sono cosi diffuse. Discorso simile per l’Ue, visto che il 97% di tutte gli impegni in ricerca e sviluppo sono concentrati nelle mani solamente di dieci aziende. Anche Spagna e Irlanda vanno oltre la media comunitaria, quest’ultima, in particolare, ha registrato un avanzamento del 13,5%.
Il paese con la maggior quota di investimenti in innovazione è la Germania, soprattutto grazie al primato della casa automobilistica Volkswagen, leader mondiale in R&S con uno stanziamento totale pari a 11,7 miliardi di EUR (+ 23,4%), seguita da Samsung (Corea del Sud) e dalla statunitense Microsoft. Secondo Moedas “è positivo che a guidare la classifica sia un’azienda europea” e che “nonostante il contesto economico difficile le compagnie Ue continuano a investire nel settore”. Tuttavia, avverte, “bisogna fare di più per stare al passo con la concorrenza”. La ricetta giusta, secondo il commissario portoghese, è rappresentata dal programma comunitario per l’innovazione Horizon 2020 e dal nuovo piano investimenti da 315 miliardi di Jean-Claude Juncker che “contribuirà a fare aumentare i finanziamenti privati per i progetti più rischiosi, a beneficio della ricerca e sviluppo in tutta Europa”. “Soprattutto – aggiunge Moedas – nel finanziare e stimolare gli investimenti dei 18 Paesi membri che insieme detengono solo il 3% degli investimenti in Sviluppo in Europa”.
Il settore automobilistico, nel quale gli investimenti hanno continuato ad aumentare del 6,2%, rappresenta un quarto del totale degli investimenti in R&S delle imprese presenti nel quadro di valutazione dell’Ue. D’altro lato, i settori ad alta tecnologia come l’industria farmaceutica o quella dell’hardware e delle attrezzature tecnologiche hanno registrato una crescita più contenuta, che ha fatto calare la media globale degli investimenti in R&S in Europa.
Sul fronte della “responsabilità fiscale” non è ancora chiaro se gli investimenti pubblici in Ricerca e Sviluppo saranno inclusi o meno in sede di valutazione di Bruxelles del Patto di stabilità, considerando anche che la finanza pubblica può co-sostenere economicamente i programmi comunitaria in tema di innovazione e ricerca. Per ora Moedas si limita ad affermare che sulla questione “risponderà in futuro”, segno che se all’interno dell’esecutivo Ue se ne sta tuttora discutendo.