Guarda lontano Guy Verhofstadt. All’ex primo ministro belga, per nove anni acquartierato al 6 di rue de la Loi, il Parlamento europeo va un po’ stretto. Si sentirebbe molto più a suo agio nella poltrona di presidente della Commissione europea, cui aveva aspirato già nel 2009, ma senza successo. Non ha però smesso di crederci, l’uomo è paziente e caparbio (oltre che capace) e da quando si è insediato, non certo con il favore di tutto il gruppo, alla guida dei liberali al Parlamento europeo si è mosso con uno scopo chiaro: far parlare di se e piacere, in particolare, al centrosinistra, mantenendo rapporti decenti anche con i popolari. Nel 2014, quando Parlamento e Commissione andranno a scadenza, il panorama della cancellerie europee sarà molto diverso, con grandi probabilità sarà più spostato a sinistra, è la scommessa di Verhofstadt, ma, spera, non abbastanza da dare la forza sufficiente ai socialdemocratici per rivendicare un proprio candidato. Lui, in questo caso, sarebbe un nome perfetto.
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