“Una flessibilità è prevista di fronte a situazioni eccezionali, credo che la situazione eccezionale sia del tutto evidente e quindi penso che la Commissione europea non abbia specifiche ragioni per non approvare una legge di stabilità che, dal nostro punto di vista, va fatta in questa maniera perché abbiamo bisogno di espansione, investimenti, occupazione”. Anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dopo il sottosegretario alle politiche Ue Sandro Gozi, ha colto l’occasaione del dibattito ‘How can we govern Europe’ per confermare che il governo punta sull’ok di Bruxelles alla manovra di bilancio senza ulteriori correzioni.
Il ministro ha affrontato anche la questione delle riforme. “Le facciamo perché prima di tutto servono all’Italia”, ha spiegato, aggiungendo che “le riforme sono anche una delle condizioni che consente di poter sostenere in Europa l’esigenza di un cambiamento radicale” delle politiche “in direzione dell’espansione”, e per richiedere “un buon uso dei 300 miliardi del piano Juncker”.
Riprendendo un tema affrontato nella giornata di ieri da Simona Bonafè, quello delle disparità fiscali tra Paesi dell’Ue, Poletti ha spiegato che “bisogna lavorare all’armonizzazione, in modo che non si producano situazioni di dumping fiscale sul lavoro tra Stati membri”. Una situazione che “inevitabilmente produce effetti negativi anche sul piano sociale”, rischiando di innescare una guerra tra poveri di diverse aree dell’Unione.
Poi il ministro ha ricordato che “come presidenza di turno dell’Ue, nel corso dell’incontro di Milano tra i ministri del Lavoro e quelli dell’Economia, abbiamo aperto il tema degli stabilizzatori automatici europei, cioè degli ammortizzatori sociali europei condivisi”. Il ministro ha dichiarato di non aver trattato il tema della tassazione sul lavoro con gli altri colleghi europei, ma ha ricordato che si è affrontata la questione di come favorire lo spostamento dei lavoratori.
Su questo aspetto è intervenuto anche il top manager di Groupama, Yuri Narozniak, segnalando il problema riscontrato dalla sua azienda. “Siamo un gruppo con una governance europea, ci scambiamo prodotti, ottimizziamo capitale a seconda dell’andamento dei risultati, ci passiamo studenti in stage – ha dichiarato – ma se ci scambiamo lavoratori da un Paese all’altro le cose diventano molto difficili, e quando ci riusciamo i costi sono elevati”.