Nell’ambito dei reati ambientali è assente un coordinamento efficace tra le autorità competenti, sia a livello nazionale che internazionale. Questa la conclusione del “Progetto strategico sulla criminalità ambientale” pubblicato da EuroJust, agenzia dell’Unione europea che si occupa della cooperazione giudiziaria in materia penale. I crimini ambientali, che includono lo smaltimento abusivo di rifiuti e la loro esportazione illegale verso Paesi terzi, diverse forme di inquinamento ambientale e l’esportazione illegale di animali e piante, sono spesso caratterizzati da una dimensione internazionale e vedono coinvolti gruppi del crimine organizzato, attirati “dai soldi facili e dal rischio molto basso di essere scoperti”, ha dichiarato Michèle Coninsx, di EuroJust. Di conseguenza, “in assenza di un approccio transfrontaliero e di una maggiore cooperazione tra gli stati membri, non riusciremo mai a fermare i network criminali”, ha continuato la direttrice. In quest’ottica è importante promuovere “team di investigazione congiunta, riunioni di coordinamento e centri di coordinamento”. Attualmente i pubblici ministeri non ricevono le informazioni necessarie a contrastare i reati ambientali né dalle autorità doganali né da quelle veterinarie.
Un ulteriore problema è dato dall’assenza di conformità tra leggi dei vari paesi europei in materia di tutela ambientale. “L’implementazione della legislazione Ue a livello nazionale è diversa e varia da uno stato membro all’altro”. Per questo motivo EuroJust ritiene sia fondamentale che “i politici si impegnino a rafforzare buone prassi e lavorino per armonizzare la legislazione esistente”. Non solo. Alcuni stati europei non dispongono neppure di adeguate strutture organizzative, quali ad esempio “unità di polizia dedicate o pubblici ministeri che si concentrano esclusivamente sui reati ambientali”. Questo non è il caso dell’Italia, “ben organizzata a causa della sua storia e della presenza della mafia”, ha evidenziato Leif Görts, esperto di EuroJust. Il bel paese “può contare sulla Direzione nazionale antimafia” per perseguire i reati ambientali legati all’organizzazione criminale.
Secondo Görts, un altro elemento importante della lotta ai crimini ambientali è l’adozione di un approccio multidisciplinare. “I diversi stakeholders, come polizia, pubblici ministeri, agenzie ambientali, devono lavorare insieme per riuscire ad acquisire le informazioni necessarie per portare avanti le indagini e perseguire i colpevoli”. La lotta ai reati legati all’ambiente è prima di tutto “una lotta di intelligence”, di raccolta dati, informazioni per capire il fenomeno e le sue dimensioni. Soltanto così sarà possibile comprendere l’agire dei gruppi criminosi e sensibilizzare i legislatori nazionali ed europei per indurli ad adottare pene più severe di quelle attuali, “molto deboli”.
I crimini ambientali influenzano l’economia e la sicurezza di una nazione. Secondo le stime dell’agenzia europea i profitti generati dai questo tipo di reati sono “estremamente elevati e si aggirano attorno ai 30-70 miliardi di dollari”.