“Ci sono preoccupazioni sul fatto che gli Usa pretenderanno l’abolizione della normativa europea sugli Ogm. Sono preoccupazioni infondate perché il mandato non prevede che gli Ogm siano oggetto del Ttip (Partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti)”. Con queste parole il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina risponde ad alcune perplessità relative all’accordo di libero scambio tra Usa e Ue.
Davanti alla commissione Agricoltura della Camera, Martina precisa che “è fatto salvo il principio di precauzione” vigente nell’Unione europea. La pratica in base alla quale, cioè, se su un prodotto non ci sono sufficienti evidenze scientifiche che ne escludono la nocività, ne viene bloccato il commercio in attesa di indagini più chiare. Un orientamento opposto a quello statunitense, che prevede la possibilità di vendere ogni prodotto fin quando non sia dimostrata la sua pericolosità per la salute. “Il mandato per le trattative prevede per ciascuna delle parti il diritto a impedire gli scambi qualora le evidenze scientifiche non siano sufficienti – sottolinea il ministro – quindi non ci sarà nessun rischio per la sicurezza alimentare dei cittadini europei”.
Anche sui marchi e sulle indicazioni geografiche dei prodotti il ministro tende a fornire rassicurazioni. “Il mandato negoziale prevede la tutela delle indicazioni geografiche tipiche come un punto fondamentale”, indica Martina, che sulla tutela dei marchi si sofferma sui “risultati importanti ottenuti nella trattativa tra Ue e Canada, dove è stato codificato il divieto di evocazione”. Una restrizione che impedisce di usare nomi e colori che evochino prodotti tipici o tradizionali di uno Stato, ma che hanno una origine del tutto diversa. “Anche se sappiamo che quanto ottenuto con il Canada non è affatto scontato per gli Usa, ci impegneremo per far passare il divieto di evocazione anche nel Ttip”
Il titolare dell’Agricoltura affronta anche un altro argomento critico, quello della pubblicità dei negoziati. “Fin dall’inizio del semestre di presidenza dell’Ue – ha dichiarato il ministro – l’Italia ha spinto per una maggiore trasparenza delle trattative. Abbiamo ottenuto la declassificazione del mandato negoziale e l’impegno della Commissione a fare dei report informativi dopo ogni round di trattative”.
Un risultato che non è sufficiente per i cinquestelle, come fa notare la deputata Silvia Benedetti, la quale sottolinea che “nel report relativo all’ultimo round di negoziati c’è scritto che verranno ridefiniti i limiti per la presenza di pesticidi, ma non si precisa né per quali tipologie di prodotti, né se si andrà in direzione dei limiti previsti dagli Stati uniti o verso quelli imposti dall’Europa”.
Anche Gian Pietro dal Moro (Pd) si sofferma sul livello di informazione relativo alle trattative per il Ttip. “Sono favorevole al trattato – precisa – ma rimango vigile sulla questione della trasparenza”. Per Del Moro è un punto necessario per “evitare pericolosi rallentamenti” alla conclusione dell’accordo. Rallentamenti che rischiano di essere provocati “dalla pressione crescente delle numerose associazioni che in tutti i paesi europei si oppongono al Ttip”. Per “combattere la paura e la disinformazione”, le quali secondo il parlamentare democratico contraddistinguono i movimenti di opposizione al Ttip, serve “non l’opacità ma la trasparenza”.
Nonostante Martina non abbia affrontato l’argomento, il pentastellato Filippo Gallinella ha posto la questione del meccanismo di risoluzione delle controversie tra imprese e Stati (Isds), il punto forse più controverso che riguarda il Ttip. Per Gallinella, “la prima fregatura del Ttip è proprio l’Isds”, e cioè la possibilità, per una impresa, di ricorrere a un arbitrato internazionale contro la decisione di uno Stato, nel caso in cui ritenga che questa abbia pregiudicato i suoi profitti o messo a rischio i suoi investimenti. “Se una multinazionale può fare causa allo Stato, davanti a un collegio arbitrale, per le decisioni che prendiamo in Parlamento – si chiede Gallinella – il Parlamento che ci sta a fare”?