Le persone che lavorano e collaborano con Medici senza frontiere in Sierra Leone, Guinea e Libera, ovvero nelle tre nazioni colpite dal virus Ebola, rischiano la vita ogni giorno per salvare quella altrui. Di ritorno dal viaggio svolto nelle tre zone dell’Africa occidentale più colpite dalla malattia, Christos Stylianides, coordinatore Ue per la risposta all’Ebola e Vytenis Andriukaitis, commissario per la salute e la sicurezza alimentare, hanno voluto esprimere il loro ringraziamento alle organizzazioni non governative impegnate a contrastare l’epidemia sul campo, ed in particolare proprio a Medici Senza Frontiere (MSF).“Durante la nostra missione abbiamo avuto l’opportunità di incontrare non solo funzionari del governo ma anche rappresentanti dei nostri partner internazionali e le Ong”, ha dichiarato Stylianides. In occasione del briefing con la stampa internazionale a Bruxelles, il coordinatore Ue ha voluto “rendere omaggio all’eccezionale lavoro che Medici Senza Frontiere sta svolgendo sul campo”.
In occasione del viaggio in Africa i due rappresentanti Ue hanno avuto l’opportunità di visitare due centri di trattamento dell’Ebola gestiti dai Msf in Liberia e Guinea, dove hanno “incontrato coraggiosi operatori sanitari e sopravvissuti”. Secondo Stylianides, “sono loro gli eroi della battaglia contro l’Ebola”. Della medesima opinione il collega Andriukaitis, il quale è “rimasto colpito dal lavoro fantastico che medici, infermieri, volontari stanno svolgendo in circostanze estremamente difficili”. Uno degli obiettivi stessi della visita nell’Africa martoriata dall’Ebola era quello di “lanciare un segnale forte di solidarietà europea, una solidarietà concreta con il popolo africano e con i coraggiosi operatori sanitari internazionali”, ha ribadito Stylianides.
Tuttora, la situazione “rimane estremamente fragile nelle zone dove è scoppiata l’epidemia di Ebola”. Secondo Andriukaitis, uno dei motivi per cui la malattia si sta dimostrando così temibile è “la completa assenza di sistemi di assistenza sanitaria di base”. Di conseguenza, per riuscire a fermare l’Ebola e prevenire nuove epidemie future, “è necessario superare le diffuse condizioni anti-igieniche di vita”. Per questo motivo si dovrebbe provvedere ad installare “servizi igienici e depositi per l’acqua”.
Come riuscire a fermare la diffusione della malattia che sembra aver raggiunto anche il Mali? Per Stylianides, “è imperativo raggiungere una stretta cooperazione regionale, tra i paesi colpiti dall’Ebola”. I tre Stati africani in cui è presente la malattia “condividono un confine, punto molto pericoloso” per la diffusione del virus. Al contempo, il coordinatore Ue ha dichiarato che a seguito del viaggio in Africa cercherà di “mobilitare gli Stati membri e i partner internazionali dell’Ue per inviare più personale medico ed epidemiologi sul campo, oggi e non domani”. Un’azione collettiva e coordinata “è necessaria per fermare la diffusione della malattia nella regione, aiutare i paesi colpiti a ricostruire la propria economia e a garantire la sicurezza dei cittadini, non solo africani ma anche europei”.
L’approccio europeo continuerà a perseguire questo obiettivo cercando di “isolare l’Ebola e non le persone dei Paesi dove essa è divampata”. La malattia ha già “distrutto il tessuto sociale dei paesi infettati e le loro comunità”, ha sottolineato Stylianides. Questo è uno dei motivi per cui il commissario Andriukaitis ritiene sia di fondamentale importanza “migliorare i programmi di supporto alle donne e alle madri, che sono le principali assistenti dei familiari malati e le responsabili dei preparativi della sepoltura dei propri cari”. L’Ebola rimane una “minaccia chiara e presente” e “l’Europa non deve vedere il problema come qualcosa di distante, lontano da sé”, ha concluso Andriukaitis.
.@eunewsit Ringraziamo la Commissione UE per la visita. Solo con una massiccia mobilitazione internazionale riusciremo a fermare #Ebola
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) November 19, 2014