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    Home » Cronaca » La Corte Ue conferma lo stop ai fondi comunitari per la gestione dei rifiuti in Campania

    La Corte Ue conferma lo stop ai fondi comunitari per la gestione dei rifiuti in Campania

    Il tribunale comunitario ha respinto il ricorso italiano e confermato la decisione della Commissione di non rimborsare all’Italia 46,6 milioni di euro, “la Regione non garantì uno smaltimento senza pericoli per la salute dell’uomo e dell’ambiente”

    Daria Delnevo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@De88Da" target="_blank">@De88Da</a> di Daria Delnevo @De88Da
    7 Novembre 2014
    in Cronaca

    La Corte di giustizia europea ha appoggiato la decisione della Commissione di rifiutare all’Italia il pagamento dei contributi finanziari per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania respingendo il ricorso opposto dal nostro Paese che ora non potrà più sperare di ottenere il rimborso di 46,6 milioni di euro che gli spettavano.

    Che cosa è successo? Contro l’Italia era stata aperta dall’esecutivo comunitario una procedura di infrazione nel 2007 per non aver garantito in Campania uno smaltimento “senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente”. Inoltre, secondo la Commissione, la regione italiana non aveva realizzato alcuna rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento.

    Di conseguenza, l’esecutivo europeo aveva negato a Roma il rimborso di 46,6 milioni di euro circa, pari al 50% di quanto speso dalla regione Campania per il sistema dei rifiuti. La somma era frutto del cofinanziamento dei Fondi strutturali (previsto nell’ambito del programma operativo Campania per le spese effettuate nel periodo 1999-2008). È proprio nel 2008 che la Commissione informò le autorità italiane sulle conseguenze del procedimento d’infrazione in corso sul finanziamento del programma, ovvero il rifiuto a pagare i contributi Fesr.

    Il 4 maggio 2010 è stata emessa la sentenza scaturita dalla procedura di infrazione. In essa la Corte aveva rilevato l’inadempienza italiana che aveva violato la direttiva sui rifiuti. Di conseguenza, l’Italia era stata condannata a pagare una penalità giornaliera di 257 euro circa, nonché una somma forfettaria (ottenuta dalla moltiplicazione di un importo giornaliero di 28.089 euro per il numero di giorni di persistenza dell’infrazione).

    Chiamato in causa dall’Italia, il Tribunale europeo con una sentenza del 2013 ha confermato la decisione della Commissione.  Anche secondo la sentenza emessa ieri dalla Corte, il Tribunale aveva ragione “nel confermare che la Commissione aveva dimostrato un nesso sufficientemente diretto fra la procedura d’infrazione e l’oggetto delle domande di pagamento FESR dichiarate inammissibili”. Da una lato il procedimento d’infrazione riguardava l’intero sistema di gestione e smaltimento dei rifiuti in Campania, inclusi il recupero o la raccolta e l’inefficacia della raccolta differenziata. Dall’altro lato, gli interventi che sarebbero dovuti rientrare nella misura in parola includevano gli aiuti per la creazione di un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, il recupero o la raccolta dei rifiuti a valle della raccolta differenziata nonché la realizzazione di discariche. Tutti gli argomenti presentati dall’Italia ed il suo ricorso sono stanti nel complesso respinti.

    Secondo la presidente dei Verdi europei, Monica Frassoni “invece di proporre tagli assurdi, come quelli ai fondi per i disabili di 100 milioni previsti dalla Legge di Stabilità o a discapito dell’ambiente, il governo dovrebbe lavorare su come fare per recuperare i milioni di euro non spesi, o in questo caso non ottenuti, a causa della cronica incapacità di rispettare le regole europee”. Inoltre per Frassoni “è indispensabile che Renzi, una volta messo davanti a sanzioni finanziarie, rimetta la questione rifiuti nella lista delle priorità del governo”.

    Tags: campaniacommissione europeaFesrfondi strutturalirifiutiTribunale europeo

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