Sulla scala che porta alla sostenibilità i biocarburanti non sono tutti uguali, e la Commissione Europea si è oggi decisa a rendere la vita un po’ più difficile a quelli di serie B.
Fino ad ora, l’obiettivo per l’aumento dell’uso delle rinnovabili nel quadro della strategia “Europa 2020” prevede che, entro i prossimi 8 anni, in ogni Stato membro l’energia consumata nel settore dei trasporti provenga per almeno il 10% da fonti verdi.
Di queste, secondo la nuova proposta presentata questa mattina dal commissario per l’energia Guenther Oettinger, non più del 5% dovrà essere composto da biocarburanti realizzati a partire da prodotti agricoli alimentari, ovvero dai cosiddetti “carburanti di prima generazione”.
Dopo anni di pressioni la commissione ha capito che non si può più ignorare il fattore ILUC (indirect land use change), ossia gli effetti indiretti che possono derivare dai cambiamenti dello sfruttamento dei terreni. La sola produzione del biodiesel e del bioetanolo ha almeno due conseguenze negative: in un momento in cui la domanda di cibo continua a crescere, ci si ritrova a togliere terra alla produzione agricola o a dover “spostare” quest’ultima in altre zone, con un conseguente impatto devastante sulle questioni relative alla sicurezza alimentare e ai diritti di accesso alla terra delle popolazioni. Inoltre, per queste coltivazioni i terreni vengono ricavati da foreste o pascoli con un ulteriore aumento delle emissioni di gas serra prodotto dallo smantellamento di estese aree verdi.
Un danno che potrebbe essere maggiore di quello esistente e che si vorrebbe superare: la produzione di energia verde implica in pratica deforestazione e danneggiamento di fragili ecosistemi.Niente di tutto ciò è, però, una sconvolgente novità e avvertimenti sul pericolo del fattore ILUC comparivano già in un rapporto del 2008 , redatto dal Joint Research Centre of the European Commission (JRC) dove si legge che “il cambio indiretto dell’uso del suolo può rilasciare abbastanza gas serra da vanificare gli effetti positivi dell’uso dei tradizionali biocarburanti europei”.
Da ben due anni, ossia dalla nascita della RED, la direttiva per la promozione dell’uso dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, ONG, come ActionAid, Bird Life International ed altre, hanno fatto molta pressione, come ha accennato lo stesso commissario Oettinger durante la conferenza, affinché Bruxelles affinasse l’obiettivo per il 2020.
Tra le organizzazioni che si sono interessate all’argomento c’è anche Greenpeace, che oggi si è detta ancora insoddisfatta. “Il limite è troppo stringente – si legge in un comunicato stampa dell’associazione ambientalista – e non si basa sulla valutazione della quantità di biocarburanti che possono essere prodotti in modo sostenibile”.
Lo stesso commissario ha ammesso che la misura presa oggi “non è ancora perfetta”, ma è un passo in più verso la sostenibilità. Uscita la bozza la proposta verrà discussa in Parlamento e, in un’Europa leader mondiale nel mercato del biodiesel e capace di produrre fino a 22 milioni di tonnellate l’anno se a pieno regime, toccherà poi ai governi nazionali dire la loro.
Camilla Tagino
Per saperne di più: http://www.greenpeace.org/eu-unit/en/News/2012/ILUC-proposal/