Bruxelles – Sergio Marchionne chiede un mercato con meno regole e un lavoro più flessibile per salvare l’industria dell’auto europea.
L’amministratore delegato di Fiat ieri ha incontrato i giornalisti a Bruxelles nella sua veste di presidente dell’Acea, l’associazione europea dei produttori di automobili, per dettare le sue “condizioni” per garantire all’Italia, e all’Europa, la permanenza di un forte settore produttivo. E la Commissione europea lo asseconda.
Solito maglione blu sopra una camicia a quadretti, con una folta barba oramai grigia, Marchionne ha spiegato che a livello europeo “stiamo liberalizzando le condizioni dei mercati, ma poi soffriamo per l’inflessibilità interna”, dei paesi dell’Unione. La risposta è arrivata poche ore dopo, al termine di un incontro tra l’ad di Fiat e il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, responsabile per l’Iindustria: “Stiamo lavorando all’obiettivo di avere un piano d’azione per l’auto per aiutare il settore in modo concreto. L’idea – ha spiegato Tajani – è evitare ulteriori fardelli regolamentari per questo settore già in difficoltà a causa della crisi”. Una moratoria per lasciare la mani libere ad un’industria così importante per l’Europa e molto in crisi. “Circa il 20% della capacità produttiva totale europea può essere vista come strutturalmente ridondante”, cioè in eccesso, ha spiegato Marchionne, anticipando che il 2012, dopo un 2011 “piuttosto difficile, sarà probabilmente ancora un anno relativamente difficile, con un declino dei volumi e prospettive che continuano a essere una sfida per i costruttori di automobili”. La soluzione, sostiene il presidente di Acea, “richiede uno sforzo congiunto, coordinato dei paesi europei, non può essere lasciato a soluzioni nazionali”.
Qual è il primo passo necessario, quello che l’ad di Fiat farebbe se avesse una sola mossa a disposizione per il rilancio del settore auto ora in sovraproduzione, chiede un giornalista. “Se io potessi fare solo una cosa – ha risposto Marchionne -, probabilmente creerei un ambiente del lavoro flessibile per gestire la domanda e l’offerta”. Sul mercato del lavoro “credo che il governo Monti in poco tempo abbia fatto un grandissimo lavoro per spostare in avanti l’agenda del Paese – ha sostenuto poi l’ad di Fiat -. Bisogna dargli ancora tempo per vedere come riusciamo a chiudere questa partita”. Il manager sostiene poi di condivide le affermazioni del presidente della Bce Mario Draghi sulla necessità di “ripensare e ridimensionare il welfare” europeo. “Questo – ha detto – deve essere fatto, anche se si tratta di un processo complesso”.
Meno regole in Europa ma, soprattutto, meno regole in Italia. Per Fiat è necessaria “una politica industriale che dia la possibilità agli stabilimenti di raggiungere un livello di produttività adeguato per competere a livello internazionale, utilizzando le infrastrutture che permettono di esportare in altri paesi, compresi gli Stati Uniti – ha detto Marchionne -, dove Fiat ha creato un’opportunità enorme, che è disposta a mettere a disposizione di tutto il paese”. Per ottenere questi risultati, ha ammonito, servono “condizioni estremamente chiare, non possiamo confonderci: non posso continuare a perdere soldi in Europa semplicemente per mantenere in piedi un sistema industriale che poi economicamente non ha basi”.
Non è piaciuto a Susanna Camusso, leader della Cgil il discorso di Marchionne. “Bisognerebbe smetterla di farsi chiedere delle cose dall’Ad di Fiat”, ha commentato la sindacalista circa le “condizioni chiare” chieste dal manager. “Il governo – ha aggiunto – dovrebbe chiedere all’Ad di Fiat che cosa fa per investire in Italia”. Secondo Camusso, “il piano industriale di Fiat è fondato solo sulla Chrysler e gli Stati Uniti. Non si vedono i famosi 20 miliardi di investimenti e soprattutto non si vedono modelli che possano riaprire la competizione di Fiat con gli altri produttori europei”. Su questo punto però Marchionne non ci sta, “stiamo lavorando alla velocità della luce – dice – , perciò abbiamo annunciato il modello Jeep Mirafiori, che partirà l’anno prossimo. Quindi gli impegni li stiamo mantenendo”. E Dal prossimo anno, ha annunciato, partirà, “spero” la produzione di fuoristrada a Mosca e San Pietroburgo.