La nuova Commissione europea ha ottenuto la fiducia del Parlamento europeo. Con 423 voti a favore, 209 contrari e 67 astenuti l’Aula di Strasburgo ha dato via libera alla squadra messa a punto da Jean-Claude Juncker che il primo novembre sarà quindi ufficialmente in carica. A favore hanno votato popolari, socialisti e liberali, ma non in maniera compatta visto che la somma dei loro voti è 478. Si tratta comunque di un voto in più di quello che Juncker ottenne a luglio, “è il mio voto che allora non ho potuto esprimere”, ha scherzato il Presidente dell’Assemblea, Martin Schulz, che a sua volta è stato eletto con ancora meno voti, 409. I conservatori si sono astenuti, Verdi, Gue, Efdd e Non Iscritti hanno votato contro. In generale a Juncker è andata meno bene di come andò all’esecutivo Barroso che nel 2010 ebbe 488 si, 127 no e 72 astensioni (e i deputati allora erano solo 736, ora sono 751), e nel 2004, quando i deputati erano 732, con 449 voti favorevoli, 149 contrari e 82 astensioni. “Non si possono confrontare le due situazioni perché i tre gruppi fondamentali non hano la forza che avevano nel precedente Parlamento, oggi ci sono partiti populistici e euroscettici”, ha affermato Juncker nella conferenza stampa dicendosi però convinto che la maggioranza ottenuta gli permetterà “di lavorare nel migliore dei modi nei prossimi 5 anni”.
Per ottenere questo risultato il presidente ha accontentato tutte le richieste dei deputati, o meglio, quelle dei gruppi che lo sosterranno per i prossimi 5 anni. Per venire incontro alle richieste dei socialisti, in particolare, ha affidato al suo braccio destro (“che a volte sarà anche il sinistro” ha scherzato), Frans Timmermans, il portafoglio trasversale dello Sviluppo Sostenibile, e ha annunciato di riportare le medicine sotto il constrollo della Direzione generale Salute, visto che li aveva spostati al Mercato interno. “Chi mi conosce sa bene che non avevo preso quella decisione perché considero la Salute una merce, ma per venire incontro alle vostre preoccupazioni ho deciso di attribuire di nuovo le vecchie competenze”, ha spiegato.
La sua, ha promesso ancora ai deputati “sarà una commissione molto più politica”, in cui i commissari “con le loro prese di posizione stimoleranno il dibattito”. La scelta del socialista Timmermans come super-vicepresidente, è stata dettata dalla volontà di “dare alla Commissione quell’equilibrio politico che la designazione dei vari commissari ha imposto solo in parte”, mentre la nuova formula con vicepresidenti forti che avranno un ruolo di coordinatori su diversi commissari serve ad avere un esecutivo “più efficace che in passato”, ed a evitare che ognuno penso solo “alla propria parrocchia”. Juncker si è anche lamentato del basso numero di donne nella sua squadra, scaricando la responsabilità sugli Stati. “Nove su 28 è ancora un numero ridicolo”, eppure “ho dovuto lottare con i governi per raggiungere questo risultato”.
Naturalmente il Presidente ha parlato anche del tanto atteso piano di investimenti da 300 miliardi, non ha dato maggiori dettagli ma ha assicurato che lo presenterà “entro Natale”. “Questo programma – ha specificato – non può essere finanziato con debito, ma dobbiamo far sì che attraverso un apporto intelligente di fondi pubblici si possa spingere l’iniziativa privata”, perché anche l’economia “deve capire, non solo gli Stati, ma anche l’economia ha una responsabilità originaria”. La manovra “non sarà congiunturale” perché “i programmi congiunturali sono un fuoco di paglia”.
Sul Patto stabilità ha invece ribadito ancora una volta che “le regole non si cambiano”, e si userà “la flessibilità consentita dal trattato”. A ai rigoristi ha inviato un messaggio: “A chi pensa che austerity e politica dei risparmi eccessivi rivitalizzerà economia chiedo di prendere le distanze da questa idea”, perché il “mero pareggio di bilancio non è la soluzione”, ci vuole “disciplina di bilancio”, accompagnata da una “politica orientata alla crescita”.
Per quanto riguarda le negoziazioni sul trattato di Libero scambio tra Usa e Ue, il Ttip, Juncker ha affermato che la tanto discussa clausola Isds per risolvere le controversie tra investitori e Stati “non ci sarà se Timmermans non lo vorrà”, ha affermato, lasciando così al socialista la patata bollente.
Al discusso commissario ungherese, Tibor Navracsics, è stato lasciato, nonostante il parere negativo della commissione parlamentare, il portafoglio della Cultura, gli è stato però tolto quello alla Cittadinanza, che sarà affidato al commissario all’Immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, e gli è stato dato lo Sport. Alla slovacca Violeta Bulc, commissario ai Trasporti, è stata tolta la responsabilità dello Spazio.