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    Home » Cronaca » Diritti Lgbti: Dove ci si può sposare in Europa

    Diritti Lgbti: Dove ci si può sposare in Europa

    Maggiori tutele e riconoscimenti per le coppie omosessuali in Europa mentre in Italia nessun provvedimento.

    Daria Delnevo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@De88Da" target="_blank">@De88Da</a> di Daria Delnevo @De88Da
    16 Ottobre 2014
    in Cronaca

    Matrimoni Gay EuropaSebbene l’Europa presenti una situazione molto variegata, con notevoli differenze tra uno Stato e l’altro, in tema di riconoscimento e tutela dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt), notevoli passi avanti sono stati compiuti negli ultimi anni. Nel 2014 sono 19 su 28 gli stati che tutelano le coppie omosessuali: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria.  Dal 2001, quando i Paesi Bassi furono i primi ad aprire al matrimonio omosessuale, altri 8 stati hanno riconosciuto appieno tale diritto: Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia. A questi Paesi si aggiungerà a breve l’Irlanda, dove un referendum per l’introduzione del matrimonio omosesuale è stato approvato la scorsa settimana. In 14 stati è possibile inoltre l’adozione: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito.

    I paesi scandinavi sono stati i primi a preoccuparsi di estendere tutele legali alle unioni omosessuali. Nel lontano 1989 la Danimarca fu il primo paese a legalizzare le unioni civili omosessuali, seguita nel 1995 dalla Svezia, con l’approvazione del Patto civile di solidarietà (Pacs). A partire dal 2000 la crescente sensibilità nei confronti dei diritti Lgbt ha portato spinto diversi paesi ad attuare interventi legislativi a riguardo. In ottobre l’Estonia è divenuto ufficialmente il primo paese ex sovietico a riconoscere le unioni civili omosessuali, consentendo al contempo ad uno dei due partner l’adozione del figlio biologico dell’altro.

    Anche la Grecia, che non appare nel grafico perché elaborato prima della decisione del Parlamento di Atene, riconosce dal 2015 le unioni civili di persone dello stesso sesso.

    I progressi nel riconoscimento dei diritti riguarda anche paesi a forte tradizione cattolica, che  hanno partecipato attivamente al dibattito sulla tutela dei cittadini Lgbt. Le unioni civili sono state riconosciute ad esempio da Austria (2010), Irlanda (2011), Malta (2014). Nella penisola iberica il riconoscimento delle coppie omosessuali è andato oltre, con la conquista del matrimonio nel 2005 in Spagna e nel 2010 in Portogallo.

    In questo panorama di costante evoluzione, l’Italia continua rimane immobile. Nella penisola infatti non solo non è presente alcuna legislazione in materia di matrimonio omosessuale ma non sono neppure disciplinate le ben più diffuse unioni civili.

    Andando contro la corrente europea, e nonostante che il Parlamento europeo nel febbraio scorso con una risoluzione abbia invitato tutti i paesi dell’Ue a registrare le unioni celebrate in altri paesi,  il ministro dell’interno Angelino Alfano ha recentemente posto divieto ai sindaci italiani di trascrivere le nozze omosessuali celebrate all’estero in quanto esse negano “il valore della famiglia, fatta da uomo e donna”. Per i matrimoni omosessuali già registrati, secondo quanto si evince dalla circolare scritta dal ministro italiano, è previsto invece l’annullamento. Secondo Alfano infatti, “non vi è dubbio che, ai sensi del codice civile vigente, la diversità di sesso dei nubendi rappresenti un requisito necessario affinché il matrimonio produca effetti giuridici nell’ordinamento interno”.

    I sindaci di diverse città, da Milano a Napoli, si sono opposti a tale provvedimento, mettendone in evidenza la natura retrograda. Qualche spiraglio di apertura sembra invece provenire dal premier italiano Matteo Renzi che ha recentemente espresso la necessità di adottare unioni civili a tutela delle coppie omosessuali.

    I progressi svolti in merito ai diritti Lgbt costituiscono una tappa importante di un lungo processo di rivendicazione, iniziato più di un secolo fa con il riconoscimento al diritto di essere omosessuali. Il minuscolo Andorra fu il primo paese a tutelare il diritto di amare chi si vuole, nel 1790, seguito dalla Francia, nel 1791. I Paesi Bassi e l’Italia conquistarono rispettivamente questo diritto nel 1811 e nel 1890. Nel Regno Unito le persone Lgbt hanno dovuto aspettare il 1967 per veder depenalizzata la propria omosessualità. In Irlanda l’attesa è stata ancora più lunga, si parla del 1993.

    Sebbene nell’Unione Europea tutti gli stati membri siano giunti a depenalizzare l’omosessualità, in 9 paesi non sono ancora previste forme di tutela per le coppie Lgbt: Bulgaria, Cipro, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia.

     

     

    Tags: amoreconvivenzadiritti LgbtgaygenereLgbtmatrimonio omosessualeomosessualitàsessounione europeaunioni civili

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