“Il perdurare della crisi rischia di pregiudicare l’effettivo godimento dei diritti negli Stati membri”. Lo ha detto Laura Boldrini nel corso dell’incontro tra i rappresentanti degli Stati membri appartenenti alle commissioni parlamentari competenti in materia di diritti fondamentali. La presidente della Camera ha denunciato come “già oggi troppi cittadini europei non possono concretamente” godere di alcuni diritti, “come quello alla salute, a causa dei vincoli imposti” dal rispetto dei parametri economici.
Pietro Grasso ha invitato i presenti a “riflettere sul preoccupante aumento delle disuguaglianze, anche nei Paesi europei che hanno subito meno la crisi economica”. Secondo il presidente del Senato, questo determina un “divario fra i cittadini che altera la coesione sociale, che svuota la democrazia dall’interno e che vanifica l’effettività dei diritti, consegnando tante, troppe persone alla marginalità e all’esclusione dalla cittadinanza attiva”.
Perché la tutela dei diritti sia uniforme nell’Unione, secondo Grasso è “non è più eludibile il processo di omogeneizzazione dei sistemi penali e processuali dei Paesi membri”, né quello di “estensione del principio di mutuo riconoscimento” delle decisioni delle autorità giudiziarie. In questo senso, per il presidente del Senato, è necessario rafforzare gli “strumenti comuni già esistenti, come Eurojust e Europol”, e prevederne di “nuovi come la Procura europea”.
I presidenti dei due rami del Parlamento italiano hanno sottolineato la necessità che l’Europa tuteli i diritti anche di chi non è cittadino europeo. Il riferimento è ai rifugiati che cercano asilo nell’Ue. Per Boldrini, è necessario “europeizzare la questione del soccorso e del salvataggio in mare”, poiché “il Mediterraneo è una frontiera d’Europa”. Secondo Grasso, “nessuna regola giuridica può mai ignorare le tragedie umane, le storie e i valori universali”. Il presidente del Senato ha evidenziato l’urgenza di “coniugare il principio di solidarietà – verso i rifugiati – a quello di responsabilità, che allude al rapporto tra Stati” e richiede maggiore “sensibilità verso i Paesi più esposti”.