In contemporanea alle dimissioni di Alenka Bratusek da commissario europeo designato, arriva anche il responso della Commissione “Anti-corruzione” del Parlamento sloveno: la sua fu una vera e propia auto-nomina in violazione delle norme nazionali che regolano il conflitto di interesse.
Finisce cosi la querelle durata più di un mese sulla decisione dell’allora capo del governo Bratusek di auto-nominarsi come possibile commissario sloveno per il nuovo esecutivo di Jean-Claude Juncker, presidente eletto della Commissione europea.
A fine luglio, Lubiana ha proposto tre nomi a Juncker per la sua futura squadra, tra cui quello di Bratusek. Ciò che le è contestato è l’aver deciso per la sua nomina quando ancora in carica di Primo ministro: “Avrebbe dovuto escludersi da questo iter”, si legge nel responso dell’inchiesta, oppure “nel momento in cui è stato sollevato il rischio di conflitto di interesse avrebbe dovuto sospendere la nomina in attesa dell’esito dell’indagine”.
Alcuni riferimenti all’inchiesta della Commissione slovena erano stati fatti da vari eurodeputati anche durante l’audizione di Bratusek a Bruxelles. Le dimissioni odierne della liberale hanno messo la parola fine su tutta la questione e l’attenzione è già verso la nuova proposta di commissario designato che il neo-premier sloveno Miro Cerar dovrà fare a Juncker.
E’ ipotizzabile, tuttavia, che un tale pronunciamento della Commissione parlamentare di Lubiana avrebbe messo in serio pericolo l’iter del processo di designazione anche in caso di voto favorevole degli europarlamentari nei confronti di Bratusek.