Gli Stati membri rispettino gli impegni di spesa presi ed evitino tagli al bilancio dell’Unione. Questo l’invito che il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, rivolge con una lettera all’Italia, in qualità di Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. La questione di bilancio preoccupa non poco Barroso: lo stesso Consiglio ha votato un progetto di bilancio più leggero di 1,7 miliardi rispetto a quello messo a punto dall’esecutivo comunitario per il 2015. Tagli, rileva Barroso, che “significano che l’Ue non sarà in grado di onorare gli impegni di spesa concordati e che la Commissione non potrà avviare tutti i nuovi programmi o rispondere come vorreste alla crisi pressanti nei nostri paesi vicini”.
Come ogni anno lo scontro inter-istituzionale sul bilancio si ripete: la Commissione chiede di mettere un certo ammontare sul piatto e il Consiglio gioca al ribasso. Per il prossimo anno l’esecutivo comunitario ha chiesto 145,6 miliardi di euro in impegni di spesa e 142,1 miliardi in pagamenti. Il Consiglio ha fatte scendere i tetti, rispettivamente, di 0,5 miliardi e 2,1 miliardi. Se gli impegni di spesa rappresentano l’autorizzazione politica per finanziare programmi e progetti comunitari, i pagamenti sono le riserve di liquidità per il funzionamento della macchina europea. La parte consistente delle riduzioni di spesa il Consiglio l’ha posta sulle casse di liquidità, e buona parte della riduzione di spesa per il 2015 ricardrà sul capitolo dedicato a “Competitività per crescita e occupazione”. Una contraddizione interna, dopo mesi passati a ripetere l’importanza di far ripartire proprio questi tre elementi. Impegnarsi sul bilancio “è una questione di credibilità”, sostiene Barroso, che invita il Consiglio Ue a “mostrare la leadership che serve per raggiungere, nelle prossime settimane, una decisione sul bilancio che rispetti i nostri accordi politici”.
Con la sua lettera Barroso esorta l’Italia a farsi carico di un problema che, però, appare difficile da risolvere. A volere un bilancio più leggero ci sono i soliti paesi importanti – Germania, Regno Unito, Paesi Bassi – a cui si va ad aggiungere il blocco scandinavo (Danimarca e Svezia) e la Francia, quest’ultima per questioni di conti pubblici: il paese non vuole mettere risorse per non far crescere livelli di debito e deficit. Davvero una bella gatta da pelare per il semestre a guida italiana.