Si sono messi in fila (anche se erano pochi) ai seggi e hanno votato come tutti gli altri cittadini della Federazione russa per le elezioni regionali. Peccato che non per tutti, gli abitanti di Crimea e Sebastopoli siano effettivamente cittadini russi: troppo recente e per tanti troppo illegale, è stata l’annessione a Mosca dopo la crisi ucraina. Sicuramente non sono russi per Kiev, che ha prontamente bollato come “illegittime” le elezioni: “I risultati non avranno possibili impatti”, ha tagliato corto il ministero degli esteri ucraino, secondo cui “la Crimea e Sebastopoli erano e rimarranno una parte integrante dello stato sovrano dell’Ucraina, soggetti alla costituzione e alle leggi ucraine”.
Dello stesso avviso l’Unione europea che, con un comunicato dell’Alto rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton ha confermato: “L’Ue continua a condannare l’annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Federazione russa e non le riconoscerà”. Di conseguenza “l’Unione europea non riconosce nemmeno né il quadro legale né la legittimità di queste ‘elezioni’”, conclude la nota.
Legittimi o meno, anche in Crimea e a Sebastopoli, come nel resto della Russia, i risultati ci sono e segnano una vittoria schiacciante per il partito di Vladimir Putin. Nella consultazione svoltasi in 84 degli 85 soggetti della Federazione, con oltre 75 milioni di aventi diritto, Russia Unita (il partito di governo) ha conquistato tutti i 30 nuovi governatori e la maggioranza dei deputati nei 14 parlamenti locali. Anche nei due nuovi territori annessi il partito di Putin si conferma vincitore ma con un’affluenza decisamente meno entusiastica di quella registrata al referendum per l’annessione alla Russia (89,5% ): in Crimea ha votato il 52,9% degli aventi diritto, mentre a Sebastopoli il 60%.