L’Unione europea non trova uscita dal pasticcio sanzioni e si prepara a pubblicare, domani mattina, un nuovo pacchetto di misure restrittive contro la Russia di cui pochi sembrano essere ancora convinti. Il comunicato con cui il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy comunica la decisione dei Ventotto la dice lunga: una riga per l’annuncio e una decina per assicurare che a tutto c’è rimedio. “It’s my understanding (da quanto ho capito)”, esordisce poco rassicurante sulla chiarezza di quanto sta succedendo, “che prima della fine del mese il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) effettuerà una revisione complessiva del piano di pace sulla base di una valutazione condotta dal Servizio europeo per l’azione esterna”. In base alla valutazione si deciderà se fare un passo indietro. “Abbiamo sempre sottolineatola la reversibilità e l’adattabilità delle misure restrittive”, rassicura Van Rompuy che invita poi Commissione e servizio esterno “a presentare proposte per emendare, sospendere o abrogare le sanzioni in vigore, del tutto o in parte”. E il lavoro per la revisione, fa sapere una fonte europea, “comincerà presto”.
STATI MEMBRI DIVISI – Dietro alla pubblicazione non sembra regnare una grande convinzione, ma d’altra parte poco altro era rimasto da fare dopo l’approvazione formale arrivata lunedì dagli Stati. Dal punto di vista legale, per fare decadere una decisione, non è infatti possibile semplicemente non pubblicarla in Gazzetta ufficiale (e quindi non farla entrare in vigore): serve invece una nuova decisione da parte degli Stati. In sostanza le sanzioni si sarebbero dovute pubblicare in ogni caso. Dietro alla soluzione di compromesso trovata, le pressioni di diversi Stati (sembra soprattutto Finlandia, Cipro e Slovacchia) convinti che sarebbe stato meglio rimandare le sanzioni per non rischiare di lanciare un segnale contraddittorio in un momento in cui il cessate-il-fuoco sembra reggere. Dall’altro lato, però, un blocco di Paesi è fortemente convinto dell’importanza di tenere il punto e procedere con le sanzioni: non a caso la decisione è stata preceduta da colloqui del premier britannico, David Cameron con il premier italiano, Matteo Renzi, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande e con Van Rompuy. Colloqui, fa sapere Downing Street, in cui si è ribadita l’importanza e l’efficacia delle nuove sanzioni.
BANCHE RUSSE NEL MIRINO – Le nuove misure restrittive in vigore da domani si muovono su due binari: sul versante economico, rafforzano le sanzioni già approvate a luglio colpendo nuovamente banche, compagnie petrolifere e industrie della difesa, mentre dall’altro vengono aggiunti 24 nuovi nomi (tra cui quelli di oligarchi russi e l’autoproclamato governo del Donbass), nella lista dei soggetti colpiti dal congelamento dei beni finanziari e dalla sospensione del visto di viaggio, che arriva così a includere 119 nomi. I cittadini e le imprese europee, spiega il Consiglio, “non possono più fornire prestiti alle cinque più grandi banche statali russe”. Inoltre è vietata la compravendita di nuove obbligazioni, azioni o strumenti finanziari simili con durata superiore a 30 giorni, emesse dalle stesse banche. È stato anche proibito finanziare il debito di tre grandi aziende russe attive nel settore della difesa e delle tre principali compagnie e scambiare loro obbligazioni e azioni con scadenza superiore a 30 giorni. E’ vietato anche fornire servizi legati all’emissione o all’intermediazione di questi strumenti finanziari di cui sopra.
PETROLIO E BENI ‘DUAL USE’ – Le sanzioni vietano poi di fornire alla Russia servizi, come perforazione, prova dei pozzi e analisi, necessari alla ricerca e alla produzione di petrolio nelle acque profonde, nell’Artico e nei progetti di petrolio di scisto. Le società energetiche colpite, come anticipato, dovrebbero essere Rosneft, Gazprom Neft e Transneft. Il bando all’export di tecnologie dual use, spiegano dal Consiglio è stato invece esteso ad altre nove aziende.
RITORSIONI RUSSE – Mentre arriva il sostegno dagli Stati Uniti, che hanno annunciato misure nella stessa direzione, la Russia ha già preparato la sua risposta. La nuova tornata di sanzioni dimostrano che “l’Ue ha di fatto operato scelte contrarie ad una soluzione pacifica della crisi inter-ucraina”, ha tuonato il ministero degli Esteri di Mosca mentre, prima ancora dell’annuncio dell’entrata in vigore, il consigliere del Cremlino, Andrei Belousov aveva già annunciato all’agenzia russa Ria Novosti le misure di ritorsione: la Russia potrebbe limitare questa volta l’importazione di automobili usate, di alcuni prodotti industriali leggeri e di certi tipi di tessuti.