Bruxelles – Il nuovo piano per la ripresa dell’Italia va bene. La Commissione europea, dopo le valutazioni del caso, ritiene che le modifiche presentate dal governo Meloni alla strategia di rilancio messa a punto da Mario Draghi e già approvata da Bruxelles a giugno 2021. In attesa del via libera all’erogazione della quarta rata da 16,5 miliardi di euro, il governo incassa il ‘sì’ dell’esecutivo comunitario all’aggiornamento del Pnrr, arricchito dal capitolo energetico che risponde alla strategia dell’Ue per l’indipendenza energetica, RepowerEU.
E’ proprio questo che contribuisce a rendere l’azione del Paese più gradita agli occhi dei tecnici di Bruxelles. Il piano nazionale per la ripresa (Pnrr) dell’Italia “è migliore” rispetto alla proposta originale, perché le modifiche “contengono il capitolo energetico RepowerEU che prima non c’era”. Lo confidano fonti Ue, dopo il via libera della Commissione alle modifiche dell’Italia al proprio Pnrr.
Il piano per la ripresa, così come modificato, adesso vale 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di garanzie e 71,8 miliardi in prestiti), con il capitolo RepowerEU che vale 11,17 miliardi. Comprende 145 misure nuove o modificate, che mirano a rafforzare le riforme chiave in settori quali la giustizia, gli appalti pubblici e il diritto della concorrenza. Numerosi investimenti nuovi o consolidati mirano a promuovere la competitività e la resilienza dell’Italia, oltre a promuovere la transizione verde e digitale. Questi investimenti coprono aree come le energie rinnovabili, le catene di approvvigionamento verdi e le ferrovie.
Nuovo impulso alla transizione verde
Diffusione delle rinnovabili attraverso procedure e autorizzazioni semplificate e più rapide, più efficienza energetica, maggiori efficienza e sicurezza della rete elettrica, contrasto alla povertà energetica, aumentare la produzione di idrogeno, migliore accesso al biometano e rafforzare la flotta ferroviaria e degli autobus a zero emissioni. Per la Commissione il piano modificato Wha una forte attenzione alla transizione verde”, stanziando il 39,5 per cento dei fondi disponibili per le misure che sostengono gli obiettivi climatici (rispetto al 37,5 per cento del piano originale). In questo sforzo di sostenibilità le nuove riforme e i nuovi investimenti inclusi nel capitolo REPowerEU “contribuiscono in modo significativo”.
Potenziata la transizione digitale
Anche l’altra trasformazione incardinata nel Green Deal europeo, quella tecnologico-informatica vede una “ambizione aumentata” grazie a una serie di nuovi investimenti che favoriscono lo sviluppo di tecnologie avanzate, sostengono le imprese di nuova creazione (start-up), e investono in ricerca e sviluppo. Il piano rivisto dedica il 25,6 per cento della sua dotazione totale a sostegno della transizione digitale del paese (rispetto al 25,1 per cento del piano originale). Il Pnrr modificato “è ambizioso anche sulla connettività”, migliora la digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle imprese e promuove lo sviluppo delle competenze digitali e delle tecnologie.
Italia promossa a pieni voti, dunque. Anche perché, specifica il documento tecnico di accompagnamento al parere favorevole, il piano per la ripresa così come modificato, compreso il capitolo REPowerEU, “copre in modo completo i sei pilastri dello strumento” di rilancio economico, vale a dire transizione verde, trasformazione digitale, crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, coesione sociale e territoriale, sanità e resilienza economica, sociale e istituzionale e politiche per le generazioni future.
Spetta al Consiglio dell’Ue vidimare in via definitiva la ‘ricetta’ del governo Meloni. Ci sono quattro settimane di tempo per il via libera vero e proprio, dopo quello preliminare eppur necessario della Commissione. In caso di via libera del Consiglio l’Italia potrà ricevere 500 milioni di euro di pre-finanziamenti per il capitolo RepowerEU.
Da Bruxelles comunque arriva una precisazione. L’approvazione delle modifiche al Pnrr dell’Italia “non cambia l’importo della quarta rata” da 16,5 miliardi di euro richiesta dal governo e che palazzo Chigi sta ancora aspettando, con l’auspicio di incassarla entro fine anno. Le modifiche del totale delle risorse da destinare all’Italia “riguardano gli importi dalla quinta rata in poi”.