Bruxelles – La necessità di garantire la sicurezza alimentare, come messo in luce dalle conseguenze della guerra russo-ucraina e la crisi del grano. Ma pure l’imperativo di evitare perdita di natura e biodiversità, così da rispondere alle minacce poste dal cambiamento climatico. Un’agricoltura da ripensare, rimodellare secondo una sfida non semplice che la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, intende vincere attraverso i sistemi del patrimonio agricolo di importanza globale (GIAHS), aree speciali di sviluppo veramente sostenibile. Un totale di 87 aree in tutto il mondo, di cui 10 in Europa condivise tra Spagna (5), Italia (2), Andorra (1), Austria (1) e Portogallo (1).
Per definizione della stessa Fao, i GIAHS sono “sistemi e paesaggi di uso del territorio notevoli, ricchi di diversità biologica significativa a livello globale che si evolvono dal co-adattamento di una comunità al suo ambiente e ai suoi bisogni e aspirazioni per lo sviluppo sostenibile”. Da questo punto di vista l’Italia offre modelli da seguire ed esempi virtuosi. Uno di questi è l’area dei vigneti del Soave, in Veneto.
“E’ adesso un circuito di economica circolare, un esempio di conservazione” del patrimonio naturale”, scandisce con orgoglio il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, nel corso della conferenza organizzata a Bruxelles dalla Fao in collaborazione con il Comitato europeo delle regioni (Cor). Il riconoscimento dell’area come GIAHS, spiega, non è casuale. “Giunge al termine di un cammino iniziato dagli anni Novanta. La promozione del territorio, di un’agricoltura tradizionale e innovativa allo stesso tempo, sono stati i motori per questo sviluppo rurale sostenibile”.
La chiave di una nuova agricoltura è tutta qui, nella sostenibilità. Come nel caso della fascia olivata Assisi-Spoleto, in Umbria, la seconda area italiana esempio di equilibrio tra attività dell’uomo e natura. “Il riconoscimento GIAHS è motivo di vanto. Come Regione Umbria lavoriamo per la tutela dell’area e per consolidarla”, assicura il vicepresidente della Regione Umbria, Roberto Morroni. A lui, a Ciambetti, e a tutte le regioni europee che ospitano i siti di patrimionio agricolo, viene chiesto ulteriore impegno.
“Riconoscendo e sostenendo i siti GIAHS, gli Stati membri e le regioni dell’Ue contribuiscono alla conservazione della biodiversità, affrontando le sfide globali della perdita di habitat e dell’estinzione delle specie”, scandisce Raschad-Al-Khafaji, direttore dell’ufficio di collegamento della Fao con l’Unione europea. Il messaggio che vuole lanciare è di fare tesoro di quanto già fatto e andare oltre. I sistemi del patrimonio agricolo di importanza globale “non riguardano solo la produzione alimentare ma tutto il sistema agricolo, quindi ambiente, protezione e ripristino delle biodiversità”. Per questo l’Unione europea deve impegnarsi per riconoscere queste aree e metterle in rete.
Condividere i propri risultati e competenze con altri Paesi e regioni in tutto il mondo, promuovendo collaborazioni e partenariati internazionali, viene considerato fondamentale per una produzione sicura e sostenibile di cibo. Partecipando attivamente alla rete GIAHS, gli Stati membri e le regioni dell’Ue “possono contribuire alle discussioni globali sull’agricoltura sostenibile e influenzare lo sviluppo delle politiche a livello internazionale”, sottolinea la Fao. Non a caso.