Bruxelles – Attenzione al debito. Dopo i richiami della Commissione europea arrivano anche quelli della Banca centrale europea. Nessun riferimento esplicito all’Italia, che però ha il secondo livello di debito/Pil dopo quello della Grecia. L’esecutivo comunitario, nel suo parere alla legge di bilancio di governo, avverte Giorgia Meloni e la sua squadra a tenersi pronti per le correzioni del caso. All’indomani di questi richiami la Bce pubblica il proprio resoconto di stabilità finanziaria in cui si invita, una volta di più, alla prudenza. I messaggi principali sono due: il debito pubblico è sotto stress, e gli investitori non vanno scoraggiati con politiche espansive che possano indurre a non aver più fiducia nel sistema Paese.
In primo luogo, l’aumento dei tassi di interesse, e quindi l’inasprimento delle condizioni finanziarie e di credito “si stanno traducendo sempre più in costi di servizio del debito più elevati”. Complice anche un’inflazione che rimane ancora elevata e le deboli prospettive economiche, tutto questo sta “mettendo a dura prova la capacità dei governi di servire il loro debito”. Dall’altra parte, e questo è il secondo messaggio, “il sentimento degli investitori potrebbe cambiare se le politiche di bilancio in alcuni paesi dell’area dell’euro fossero percepite come dannose per la sostenibilità del debito a lungo termine”.
La sostenibilità del debito italiano è un tema sul tavolo a dodici stelle da anni. Del resto quello tricolore è davvero un problema reale. Terza economia dell’eurozona, un’eventuale crisi avrebbe ripercussioni e implicazioni complesse. Il Paese è troppo grande per poter fallire, ma è anche troppo grande per poter essere salvato. Oltretutto ha di fronte a sé, come tutti, programmi di spesa già stabiliti da cui non può tornare indietro.
Il primo di questi è il Piano per la ripresa (PNRR). La Bce invita ad attuarlo in fretta e bene poiché “vi sono rischi di ritardi nell’attuazione del programma post-pandemico Next Generation EU, che potrebbero pesare sui bilanci sovrani nazionali in futuro“. I soldi erogati dal Recovery Fund vanno dunque usati tutti e in maniera efficiente, per rilanciare la competitività dei sistemi economico-produttivi. Senza dimenticare, che nel mentre, “l’acuirsi delle tensioni geopolitiche potrebbe richiedere aumenti della spesa per la difesa“. Altro capitolo per le uscite erariali e l’equilibrio dei conti.
C’è un altro elemento che la Bce mette in risalto. Oltre al costo del debito pubblico che aumenta, sullo sfondo c’è l’eventualità di un aumento dello spread, il differenziale di rendimento tra titolo sovrani. Complice anche un momento in cui non è chiaro quali sono le regole sui conti, se quelle del vecchio patto di stabilità ancora sospeso o se quelle sul tavolo e oggetto di negoziato, “l’incertezza porterebbe probabilmente a ulteriori aumenti dei rendimenti e degli spread dei titoli di Stato, soprattutto per i Paesi che potrebbero trovarsi ad affrontare procedure di disavanzo eccessivo“.
L’Italia, in questo momento, ha anche il problema del deficit. La soglia di riferimento del 3 per cento nel rapporto con il Prodotto interno lordo risulta oltrepassata sia il prossimo anno (4,4 per cento) sia nel 2025 (4,3 per cento). Non c’è solo l’Italia in questa situazione, certo, ma nel caso tricolore si aggiunge al problema del debito tradizionalmente alto, oltretutto in crescita.
Nell’introduzione al documento Luis De Guindos, vicepresidente della Bce, invita alla cautela del caso: “Sebbene i rischi per la stabilità finanziaria possano apparire meno acuti, rimangono elevati”. Gli Stati membri sono avvertiti, Italia compresa.