Bruxelles – La legge di bilancio del governo Meloni non va come dovrebbe. Piace e non piace, nella misura in cui risulta “non pienamente in linea” con le raccomandazioni che l’Unione europea aveva dato al Paesi non più tardi di questa estate. Non c’è una bocciatura vera e propria, ma da Bruxelles arriva un monito molto chiaro per Palazzo Chigi: “Tenersi pronti ad adottare le misure necessarie“. Che vuol dire riscritture o correzioni della strategia messa a punto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dai suoi ministri.
Quello che non convince l’esecutivo comunitario è il livello di spesa primaria. Per il 2024 l’Ue ha stabilito che nel caso italiano, considerato l’elevato livello di debito (140,6 per cento in rapporto al Prodotto interno lordo), la spesa non debba eccedere l’1,3 per cento. Ma questa soglia non viene rispettata, ed è soprattutto questo che agita la Commissione, che in materia era stata molto chiara già molto prima delle raccomandazioni del Consiglio.
Al governo di Roma si contesta innanzitutto la scelta di come utilizzare i soldi risparmiati dal ritiro delle misure di sostegno contro il caro-bollette. Quantificato in circa l’1 per cento del Prodotto interno lordo, questo tesoretto (circa 17 miliardi di euro) viene usato come spesa quando bisognerebbe “utilizzare i risparmi derivanti dalle misure energetiche per ridurre i deficit”. Non solo. Sul lato della spesa si iscrivono il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024 (anche per il settore sanitario), la proroga al 2024 di alcuni regimi di prepensionamento, misure volte a sostenere la natalità e fondi aggiuntivi per il settore sanitario, gli enti locali e le aree colpite dalle inondazioni nel maggio 2023. Tutte misure il cui costo aggregato Bruxelles lo valuta allo 0,7 per cento del Pil nel 2024, e “si prevede che la maggior parte di queste spese avrà un effetto permanente”, dunque strutturale, sui conti italiani.
La Commissione ha perplessità anche circa l’efficacia dell’azione di governo in materia di politica sulle tasse. Fin qui gli interventi di varia natura, “compresa la revisione delle detrazioni fiscali, hanno una portata piuttosto limitata”, in quanto “non affrontano l’erosione della base imponibile, che è stata ulteriormente ridotta lo scorso anno con l’estensione dei regimi fiscali forfettari per i lavoratori autonomi”. Ma nel complesso “i frequenti cambiamenti nella politica fiscale aumentano l’incertezza nell’economia, rendendo il sistema fiscale più complesso e aumentando l’onere sulle imprese e sulle famiglie adempienti”. In sostanza niente equità fiscale.
“Questo è il momento di politiche di bilancio prudenti“, sottolinea il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Mentre Valdis Dombrovskis, vice presidente dalla Commissione e commissario per un’Economia al servizio delle persone, la mette in un altro modo. Senza menzionare l’Italia manda comunque un messaggio molto chiaro. “Chiediamo agli Stati membri di garantire la sostenibilità delle loro finanze pubbliche“. Nel caso dell’Italia vuol dire sostenibilità di un debito che preoccupa, e non da oggi, per il suo livello, inferiore solo a quello ellenico.
Tutti questi rilievi saranno trasmessi all’Eurogruppo e al Consiglio dell’Ue per le discussioni e le approvazioni del caso. Ai ministri dei Ventisette verrà anche raccomandato di tenere l’Italia sotto controllo. In quanto Stato membro con squilibri eccessivi, l’esecutivo comunitario presenterà un nuovo esame approfondito. Un esercizio che non riguarda solo lo Stivale. Nella lista dei Paesi Ue sotto osservazione finiscono anche Cipro, Germania, Grecia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia.
Il fatto che l’Italia non sia il solo Stato membro con squilibri costituisce un punto di minore debolezza per l’attuale governo. C’è una situazione diffusa e generalizzata, e di conseguenza alcun ‘caso Italia’. Inoltre ci sono Paesi che, al pari di quello italiano, risultano “non pienamente in linea” con le raccomandazioni del Consiglio. Ci sono anche le leggi di bilancio di Austria, Germania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Slovacchia a destare qualche sospetto. Inoltre Belgio, Croazia, Finlandia e Francia sono in posizioni anche peggiori visto che le loro leggi di bilancio “rischiano di non essere in linea” con la prudenza di spesa richiesta.
Gentiloni suggerisce a Meloni il modo per uscire indenne da una situazione comunque non agevole, e il suggerimento si riassume in una parola: riforme. “E’ essenziale che i governi perseguano le riforme e gli investimenti necessari per migliorare la nostra competitività e realizzare una crescita sostenuta e sostenibile”, dice il componente italiano del collegio dei commissari. “In quest’ottica – sottolinea – resta di fondamentale importanza l’attuazione determinata dei Piani nazionali di ripresa”.