Bruxelles – La valutazione è arrivata, o almeno in forma preliminare. “Forniremo maggiori dettagli in merito”, ma per il momento l’accordo Italia-Albania sulla migrazione “non viola il diritto dell’Ue, è al di fuori del diritto Ue“, ha spiegato oggi (15 novembre) alla stampa di Bruxelles la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, rendendo noto che il servizio giuridico della Commissione Europea ha ultimato la valutazione preliminare del protocollo d’intesa ricevuto da Roma giovedì scorso (9 novembre). Un accordo che è stato analizzato e, a un primo esame, sembra essere sia “diverso” dall’intesa tra Regno Unito-Rwanda sia dagli scenari post-soccorso in mare previsti dal documento del 2018 redatto dall’esecutivo comunitario.
Alle domande di chiarimenti sul fatto che l’intesa siglata lunedì scorso (6 novembre) dai primi ministri di Italia, Giorgia Meloni, e Albania, Edi Rama, sia “al di fuori” del diritto comunitario, la stessa commissaria Johansson ha voluto chiarire che “il diritto comunitario non è applicabile al di fuori del territorio dell’Ue“. In ogni caso “la legge italiana deriva e dipende dal diritto Ue” e per questo motivo, “se le leggi italiane vengono applicate – questo è ciò che dice l’accordo – le persone devono essere esaminate dalle autorità italiane”. A seguito di una decisione sull’asilo “da parte dell’Italia”, se a una persona non viene concesso “deve essere riportata nel Paese di origine o, se non è possibile il rimpatrio, in Italia”, ha voluto ribadire la commissaria responsabile per gli Affari interni: con tutto questo in campo, “significa che l’Italia si conforma al diritto Ue”. Tuttavia, “dal punto di vista legale non si tratta del diritto Ue, ma della legge italiana che segue quella comunitaria”.
Il servizio giuridico della Commissione Ue sembra aver considerato in particolare il fatto che l’intesa tra Italia e Albania dovrebbe applicarsi alle operazioni di ricerca e soccorso effettuate da navi italiane in acque internazionali, perciò fuori dalle acque territoriali dove si applica il diritto europeo (anche se tutto questo non emerge dai documenti firmati da Meloni e Rama). Al momento però non sono noti altri dettagli della valutazione preliminare, e in ogni caso la Commissione Ue ha mostrato evidenti difficoltà a rispondere alle domande della stampa sul legame tra diritto comunitario e diritto nazionale, considerato il fatto che nei due centri costruiti su territorio albanese ma sotto la giurisdizione italiana si dovrebbe comunque rispettare la legislazione europea in materia di asilo e migrazione (in quanto l’Italia è un Paese membro dell’Unione e non si tratta di una competenza esclusiva nazionale).
A questo si somma anche il fatto che l’esecutivo comunitario non ha ancora fornito una valutazione né sulle preoccupazioni della commissaria per Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, sui rischi di esternalizzazione delle procedure di asilo, né sulle numerose critiche da parte delle organizzazioni non governative che si occupano di migrazione e asilo. Tra queste, anche la possibilità concreta che il dirottamento delle operazioni di ricerca e soccorso in mare verso l’Albania costituisca una “violazione del diritto internazionale del mare”. Come fatto notare dal Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esiliati (Ecre), nonostante gli obblighi varino dal luogo – acque territoriali, in alto mare, o nella zona Sar di un altro Stato – rimane centrale il fatto che “il soccorso comprende il trasporto e lo sbarco nel luogo sicuro più vicino“. Al momento non è nemmeno chiaro se il trasporto di persone salvate in mare per trattenerle in centri di detenzione costituisca “un trasporto verso un luogo di sicurezza” come previsto dal diritto.