Bruxelles – Il rischio di una nuova bolla immobiliare aleggia sull’eurozona. E’ il risultato potenziale della politica monetaria varata della Banca centrale europea per contrastare l’aumento dell’inflazione. Così spiega Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Bce, in occasione della sua ultima apparizione di fronte alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. Non un campanello d’allarme come gli altri, considerando che proprio dal settore immobiliare scoppiò la crisi economica del 2008, con la recessione che ne seguì.
Non c’è alcuno shock, tuttavia “la vigilanza bancaria europea sollecita le banche ad affrontare le carenze nella gestione del rischio di credito”, insiste Enria. Nello specifico “le esposizioni al settore immobiliare meritano un esame particolare“. Il motivo? “L’attuale contesto di tassi di interesse più elevati potrebbe esercitare un’ulteriore pressione al ribasso sui prezzi degli uffici e delle case, rendendo più difficile per i proprietari di immobili commerciali e le famiglie a onorare il loro debito“. Per questo motivo nell’area dell’euro “le banche dovrebbero tenere conto di questi rischi nelle loro pratiche di approvvigionamento e nella pianificazione del capitale”.
Anche per questo motivo iniziative come quelle del governo italiano, volte a tassare gli extra-profitti bancari e già ampiamente criticate dalla Bce, non sembrano essere le mosse migliori da fare. In un momento in cui gli istituti di credito vivono nuove pressioni occorre dare certezze. “Se parlate con gli investitori vi renderete conto come questi ancora considerino le banche europee poco redditizie, e l’attrattività delle banche non giova di iniziative di questo tipo”. Ne deriva che “se la banca non è attrattiva diventa difficile intercettare il capitale” privato di cui c’è bisogno, soprattutto per un’Europa alle prese con una doppia transizione che di capitale privato ne richiede molto.
Ad ogni modo la situazione non appare particolarmente problematica, non per il momento. Enria vuole sottolinearlo per rassicurare interlocutori e mercati. “I risultati dello stress test 2023 hanno anche confermato che il settore bancario potrebbe resistere a una recessione economica molto grave”, sottolinea il capo del consiglio di vigilanza, giunto a fine mandato.
A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, spiega, “abbiamo spostato la nostra attenzione verso l’analisi settoriale e le valutazioni del rischio per valutare i rischi legati alle esposizioni delle banche verso le controparti russe, il rischio di credito di controparte in un contesto di maggiore volatilità dei mercati finanziari e di sicurezza informatica, nonché shock dei prezzi dell’energia”. Il risultato è che “la situazione di liquidità delle banche è rimasta forte, con un rapporto medio di copertura della liquidità del 158 per cento, ben al di sopra dei requisiti normativi e dei livelli pre-pandemia”.
Inoltre, conclude Enria, “le banche hanno migliorato la loro redditività, con il loro rendimento annualizzato del capitale che raggiunge il 10 per cento nella prima metà del 2023, un livello record dall’inizio dell’unione bancaria, ma ancora al di sotto del costo del patrimonio netto, che rimane superiore al 13 per cento”.