Milano – I fondi per coprire i danni causati dall’alluvione in Emilia Romagna ancora stentano ad arrivare. Il governo, e la presidente Giorgia Meloni, hanno sostenuto di aver già stanziato 4,5 miliardi di euro, ma i comuni e gli enti locali dichiarano che la maggior parte di essi ancora non sono ancora fruibili. Oltre alle risorse stanziate nei due decreti Alluvione di inizio Giugno, il resto è rimasto in mano ai privati: “chi aveva risorse le ha spese, chi ha potuto indebitarsi l’ha fatto, gli altri sono rimasti fermi”, ha commentato il sindaco di Ravenna Michele de Pascale in un articolo del Post.
I danni causati da eventi naturali estremi, però, sono in continuo aumento, e l’impossibilità delle istituzioni di intervenire tempestivamente rendono “inequivocabile la necessità per il nostro paese di aumentare in modo significativo la diffusione delle coperture assicurative”, come ha affermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla terza edizione dell’Insurance Summit di ANIA. Ma oggi, solo un quarto delle perdite causate da eventi naturali in Europa sono riparabili da coperture assicurative: lo dimostra uno studio dell’EIOPA, l’autorità europea di vigilanza delle assicurazioni e delle pensioni aziendali o professionali. E l’Italia ricopre uno degli ultimi posti in classifica.
Il dataset dell’agenzia, che analizza anche a livello storico (dal 1980 a oggi) la percentuale di protezione, ha dimostrato come nei diversi paesi europei sia attivo un Insurance Protection Gap: un divario negativo, cioè, fra la percentuale di rischio di catastrofi naturali e le coperture assicurative presenti sul territorio. Questo, oltre a mettere a rischio beni e servizi, causa dei problemi anche a livello macro-economico: i troppo repentini cambiamenti del clima, nel medio-lungo periodo, potrebbero non permettere la ridefinizione dei prezzi dei contratti assicurativi, e rendere tali polizze non più accessibili. Ciò porterà inevitabilmente i governi a dover spendere per coprire le perdite non assicurate, aumentando gli oneri del debito pubblico dei paesi dell’UE e incrementare le divergenze economiche.
Per colmare il divario, chiarisce però il report, non basta aumentare la penetrazione assicurativa, poiché data la crescente frequenza/intensità di alcuni eventi, alcuni rischi potrebbero diventare non assicurabili. Per avere delle società resilienti, bisogna prendere misure proattive sulla vulnerabilità degli edifici, capire meglio le aree più esposte ai diversi rischi e l’ottimizzare le coperture. Capire l’attuale Protection Gap, quindi, permette di tracciare dei piani di intervento.
L’EIOPA misura il gap di protezione con un indice che varia da 0 (nessun divario) a 4.
L’Italia, insieme alla Grecia, è la nazione che presenta l’Insurance Protection Gap “complessivo” maggiore. Secondo il rapporto ANIA del 31 marzo 2022, erano registrate meno di 1,4 milioni di polizze con l’estensione alle catastrofi naturali (erano 1,4 nel 2021, 1,2 milioni nel 2020, 826 mila nel 2019, ma solo 440 mila nel 2016). Questo dato somma le assicurazioni con la copertura del solo rischio terremoto (579 mila), del solo rischio alluvione (275 mila) e di entrambe le calamità (496 mila): mancano, pertanto, polizze di assicurazione completa. Se l’Italia è sempre più soggetta agli eventi anomali legati al Climate Change, e uno dei paesi a maggior rischio idrogeologico al mondo, questi numeri non bastano.