L’Islam è una religione del dialogo: rappresenta “un sistema mondiale aperto, che non cerca mai di erigere barriere tra i musulmani e gli altri. Anzi i musulmani devono avvicinare gli altri con cuore aperto, con il fine di giungere al chiarimento delle questioni e non di attaccare chiunque presenti un’obiezione, poiché questo non contribuisce al dialogo e alla comprensione”. È una difesa appassionata del contributo che la civiltà islamica ha dato nei secoli alla crescita complessiva dell’umanità quella che ha fatto nella seduta inaugurale del XXVIII Incontro Internazionale per la Pace di Sant’Egidio, in corso ad Anversa in Belgio, il Gran Mufti della Repubblica Araba d’Egitto Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, sostenitore di un Islam che non si considera superiore rispetto alle altre religioni, ma considera “nostri compagni” tutti coloro “che operano per il progresso costruttivo nel mondo”.
Eletto nel febbraio 2013 alla carica più prestigiosa dell’universo teologico sunnita, il Gran Mufti d’Egitto ha sempre propugnato idee moderate e illuminate. Nel suo intervento ha affermato che il dialogo è “una responsabilità attribuita ai musulmani dalla natura della loro religione”, una pratica virtuosa che “abbiamo appreso dalla chiara, incontaminata, sapiente lezione della grande università di Al-Azhar e non da alcuni auto-proclamati seguaci che hanno cercato di dipingere una immagine distorta dell’Islam come fede isolazionista”. “Quando i musulmani si rivolgono al Libro del Signore e alla Sunnah del loro Profeta– ha proseguito – scoprono che il dialogo, non il confronto, è il loro dovere. Il dialogo è un processo di esplorazione e di conoscenza dell’altro ed è anche un modo per chiarire le proprie posizioni”.
Quanto ai sostenitori di un Islam estremista e radicale, secondo il Gran Mufti del Cairo si tratta di “persone laiche che si ergono ad autorità religiose, anche se mancano loro gli elementi che li qualificano a interpretare validamente la legge religiosa e morale”; un atteggiamento “eccentrico e ribelle verso la religione” che “apre la porta a interpretazioni estremiste dell’Islam, che gli sono estranee”. In sostanza, persone cui non bisognerebbe dare un peso eccessivo. Mentre è dovere di tutti “sradicare questa minaccia che tocca il mondo intero”. “Sia chiaro – ha concluso – che l’Islam è contro l’estremismo e il terrorismo in maniera assoluta, ma se non comprendiamo i fattori che contribuiscono a giustificare terrorismo ed estremismo, non potremo mai sradicare questa epidemia”.