Dall’inviata a Strasburgo – “Se Hamas ha davvero a cuore la popolazione civile, allora deve rilasciare subito le persone che ha catturato”: è quanto ha dichiarato oggi (17 ottobre) Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo (Ppe), nella tradizionale conferenza stampa dei leader dei gruppi politici che precede la plenaria dell’Eurocamera di Strasburgo, dopo l’incontro con i parenti degli ostaggi israeliani catturati lo scorso 7 ottobre.
“Non si può pensare che Israele accetti quello che ha fatto Hamas, quindi siamo dalla sua parte. Ma incoraggiamo Israele ad agire nel rispetto dei principi e del diritto internazionale. Tutto questo ha delle conseguenze anche per noi: la guerra in corso è contro i terroristi, non contro i palestinesi. Ecco perché il Ppe sostiene l’aiuto umanitario per la regione”, ha aggiunto Weber. Il presidente dei popolari ha poi espresso il dubbio che l’Unione europea possa mostrare una posizione ambigua sul tema, confermata dai legami con alcuni Paesi che sostengono il terrorismo: “Come Unione europea dobbiamo rivedere le nostre relazioni con gli amici di Hamas, come l’Iran e il Qatar. Per questo chiedo a Josep Borrell (l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ndr) di dire chiaramente che qualsiasi amico di Hamas è un nemico dell’Europa“.
A condannare gli attacchi di Hamas a Israele si è aggiunto Philippe Lamberts, copresidente del gruppo dei Verdi insieme a Terry Reintke ponendo però l’accento sulle sofferenze dei cittadini tuttora rinchiusi nella Striscia di Gaza: “È ingiustificabile, inqualificabile. La popolazione palestinese paga il prezzo più pesante della guerra, ma non deve essere presa come un bersaglio”. E sul conflitto in Medio Oriente è tornata anche Iratxe García Pérez, capogruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo, che ha espresso contrarietà nei riguardi della visita della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola a Israele: “Non serve fare viaggi in zone di guerra senza un’agenda chiara solo per raccogliere voti. La nostra responsabilità è quella di favorire la de-escalation, e a volte è più utile lavorare a distanza. Questo è il momento dell’unità dell’Unione europea, dobbiamo affrontare la crisi in modo unitario e responsabile”. Come Weber, anche Garcia Pérez ha condannato gli attacchi di Hamas e la cattura di civili: “La violenza sta creando una situazione insostenibile e chiediamo che siano liberati gli ostaggi. Nelle guerre ci sono regole, ci sono limiti e non si possono punire 2 milioni di civili per gli errori commessi da pochi”. Sottolineando, però, anche gli errori che sta commettendo lo Stato d’Israele: “La legittima difesa non può essere un assegno in bianco per la vendetta“.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche Stéphane Séjourné, capogruppo di Renew Europe, ribadendo la condanna al terrorismo nella forma degli attacchi di Hamas e la richiesta di liberare gli ostaggi, nonché di quanto successo in Francia questa settimana con l’omicidio di un professore in una scuola e ieri sera nel centro di Bruxelles, dove l’Isis è tornato a colpire per mano di Lassoued Abdeslam, l’uomo (poi trovato e ucciso dalla polizia belga questa mattina) che ha assassinato due turisti svedesi al grido di “Allah Akbar”. I Ventisette devono quindi dimostrare di essere uniti e compatti, perché si trovano a combattere contro un nemico comune: il terrorismo. Non solo Hamas in Medio Oriente, quindi, ma anche il terrorismo sul territorio europeo. Questi eventi riportano al dibattito sulla migrazione, perché il terrorista era una persona richiedente asilo a cui era stato negato lo status di protezione, ma che non aveva comunque lasciato l’Unione: “Era obbligato ad andarsene e non se n’è andato (non è vero, le autorità belghe hanno spiegato che non gli era mai stato inviato l’ordine di uscita dal Paese, ndr). Il patto di migrazione deve funzionare, abbiamo bisogno di una soluzione che ci consenta di applicare le nostre regole“, ha aggiunto Weber. Tema toccato anche dalla presidente dei Socialisti Garcia Pérez che, dopo aver espresso solidarietà “alla Svezia e a tutti coloro che in questi momento sono vittime dell’odio che viene creato nelle nostre società”, ha ribadito la posizione contraria del suo gruppo nei confronti dell’accordo stretto a giugno con Tunisi su iniziativa del governo italiano: “Il tempo ci ha dato ragione riguardo l’accordo sulla Tunisia. Il suo comportamento ha dato ragione a tutti coloro che, come noi, hanno sempre detto che questo non poteva essere lo strumento di lotta per affrontare la migrazione”.
Dall’Europa arrivano anche notizie positive, di cui tutti i capigruppo di disocono orgogliosi: dalle elezioni in Polonia è risultata vincitrice una coalizione europeista guidata da Donald Tusk (già premier fino al 2014), dopo 8 anni di governo del partito Diritto e Giustizia, che si opponeva alle politiche Ue su Stato di diritto, diritti fondamentali, migrazione e che non rispettava l’indipendenza della magistratura. “Questo è un messaggio di speranza. La Polonia è tornata a essere nel cuore dell’Europa“, ha affermato Weber. Concordano anche Renew e S&D: “Quella di Tusk non è stata solo una vittoria dei democratici polacchi, ma di tutti i democratici europei”, ha affermato Pérez. Tema su cui è intervenuta anche Róza Thun, leader di Polska 2050, presente alla conferenza accanto al capogruppo Séjourné. Thun ha espresso la sua soddisfazione nel vedere una tale affluenza alle urne e un cambio di rotta nel governo del suo Paese: “Non c’è mai stata tanta democrazia in Polonia. Siamo tornati. Non volteremo più le spalle all’Unione europea, vogliamo cooperare“.
L’intervento del presidente dei popolari si è concluso con il ricordo dell’omicidio della giornalista d’inchiesta contro la corruzione Daphne Caruana Galizia, avvenuto nell’ottobre del 2017 nella sua abitazione a Malta, in onore della quale verrà assegnato proprio oggi il premio per il giornalismo presso l’Eurocamera di Strasburgo. Non meno importante il tema degli aiuti all’Ucraina, che resta attuale nonostante le nuove sfide che l’Unione si trova ad affrontare in questio giorni: “Putin deve capire che il conflitto in Medio Oriente non ci distrarrà dalla situazione in Ucraina, a cui dovrebbero arrivare 50 miliardi tra il 2024 e il 2027″, ha affermato la presidente dei Socialisti.