Bruxelles – Nuovo patto di stabilità, i fautori dei rigore e dei conti in ordine serrano le file in vista del negoziato finale e mandano un messaggio che non farà piacere all’Italia. Il principio di accordo è già stato raggiunto, ma in principio appunto. Ora però il fronte degli Stati del nord si irrigidisce: il debito va ridotto, senza scuse né indugi. “Abbiamo bisogno di indici numerici e salvaguardie comuni“, sottolinea il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, in occasione della riunione dell’Eurogruppo. “C’è bisogno di vedere un declino dei livelli di deficit e dei livelli di debito in relazione al Pil”.
Da parte tedesca i margini per concessioni, a giudicare le parole di Lindner, non sembrano molti. “Siamo pronti per un compromesso”, assicura, salvo aggiungere che comunque “se le regole finali non conducessero ad una riduzione del debito la nostra credibilità peggiorerebbe“. Posizioni che non sorprendono, considerando che nei mesi scorso la Germania aveva messo sul tavolo proposte degne del miglior governo di centro-destra in materia di regole di bilancio. Adesso si torna alla carica.
Non va troppo per il sottile neppure Sigrid Kaag. La ministra delle Finanze olandese tiene a sottolineare che i Paesi Bassi hanno visione e linea politica propria e che non seguono la Germania. “Su alcune cose i nostri punti di vista non sono gli stessi”. Ma su una cosa c’è convergenza: “La riduzione del debito è fondamentale, qualunque sia l’accordo finale” sulla riforma del patto di stabilità. “Serve una riduzione del debito che sia significativa e misurabile“.
Anche dal Belgio, sia pure in modo più sfumato, i segnali che arrivano sono quelli di regole più incisive. “E’ importante avere un livello sostenibile del debito” pubblico, sottolinea il ministro delle Finanze Vincent van Peteghem., convinto che regole comuni servano e che un pieno rispetto delle raccomandazioni specifiche per Paese possano servire da strumento di riferimento, e farne dunque un atto davvero vincolante, ancor più di quanto lo siano adesso.
Il dibattito si annuncia dunque incandescente. La Commissione aspetta. La sua proposta è sul tavolo da mesi e si attende un accordo ancora fermo in Consiglio. “Che non fosse semplice era cosa nota“, prosegue ancora la ministra delle Finanze olandese. Così come era chiaro che presto o tardo i nodi da sciogliere si dovevano sciogliere. Tempo c’è. “Il tempo non è finito finché non finisce”, taglia corto Kaag. “Ne discutiamo oggi e ne discuteremo ancora”.