Bruxelles – Dopo le auto elettriche, le pale eoliche. Dopo aver avviato la scorsa settimana un’indagine sui sussidi a pioggia di Pechino sulle auto elettriche, l’antitrust di Bruxelles sta valutando se indagare sull’uso da parte della Cina dei sussidi anche per promuovere la produzione di turbine eoliche. A confermarlo è stato il commissario ad interim per la Concorrenza, Didier Reynders, affermando che le importazioni cinesi a basso costo potrebbero minacciare le imprese europee.
“Sappiamo che nel settore dell’energia eolica ci sono componenti che potrebbero essere in concorrenza con componenti cinesi. Se ci fosse la possibilità di troppi aiuti da parte cinese, potremmo aprire un’indagine allo stesso modo (dei veicoli elettrici)”, ha chiarito Reynders in un’intervista alla TV francese BFM. Stretta tra le pressioni delle aziende europee di energia eolica per ottenere maggiore sostegno, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato nel suo Discorso sullo stato dell’Unione a metà settembre che la Commissione sta lavorando a un pacchetto di misure dedicate a rilanciare l’industria eolica.
Il pacchetto appena accennato nelle linee da von der Leyen è per ora in calendario il prossimo 24 ottobre e potrebbe in effetti includere anche l’avviso dell’apertura dell’indagine anti sussidi nei confronti di Pechino. Poche le informazioni finora trapelate sul futuro pacchetto, la leader tedesca ha anticipato solo che l’idea è quella di accelerare ancora di più le procedure di autorizzazione, migliorare i sistemi di aste in tutta l’Ue e sulle competenze, sull’accesso ai finanziamenti e sulla stabilità delle catene di approvvigionamento. L’indagine sui sussidi alle auto importate da Pechino è stata ufficializzata dalla Commissione europea lo scorso 4 ottobre, motivata dal fatto che l’Unione europea è convinta che Pechino stia inondando i mercati globali con auto elettriche a basso prezzo. E il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi di stato. Questo, a detta di Bruxelles, rischia di distorcere i mercati. L’indagine si concluderà entro un massimo di 13 mesi dall’avvio, ma se “giuridicamente giustificato” eventuali dazi provvisori potranno essere imposti da Bruxelles già entro 9 mesi dall’apertura dell’indagine, mentre eventuali misure definitive possono essere istituite fino a 4 mesi dopo o entro 13 mesi dall’apertura dell’inchiesta.