Bruxelles – Due voti che mettono all’angolo il governo federale guidato da Olaf Scholz e che per la prima volta presentano il quadro politico che potrebbe tratteggiarsi in Germania alle elezioni europee del prossimo anno, oltre le previsioni che da mesi vengono mostrate dai sondaggi. È durissimo il risultato emerso dalle urne ieri (8 ottobre) negli Stati federati di Assia e Baviera per i partiti che costituiscono da due anni la coalizione semaforo – socialdemocratici, Verdi e liberali – tutti e tre in netto calo a fronte di un’affermazione elettorale importante non solo per l’Unione Cristiano-Democratica (Cdu) ma soprattutto per l’estrema destra di Alternative für Deutschland, diventata in Baviera terza forza politica e in Assia seconda (come a livello federale secondo i sondaggi).
Quello in Assia e in Baviera è un voto che ha fornito indicazioni chiare sulle difficoltà del governo federale, considerato il fatto che tutti e tre i partiti sono crollati indipendentemente dal tipo di coalizioni in atto nei due Land (in nessuno erano al potere insieme). Il Partito Socialdemocratico di Germania (Spd) ha registrato il peggior risultato dal secondo post-guerra in entrambi gli Stati: nell’Assia dell’attuale ministra degli Interni, Nancy Faeser, l’Spd si è fermata al 15,1 per cento (-4,7 rispetto al 2018), in Baviera invece è sempre meno influente con l’8,4 per cento dei voti (-1,3). Lo stesso discorso vale per il Partito Liberale Democratico (Fdp), quasi sparito dai radar dopo essere sceso rispettivamente al 3 per cento a Monaco (nessun seggio al Landtag bavarese) e al 5 per cento a Wiesbaden (8 seggi). Per i Verdi il risultato è sì deludente, ma con diverse prospettive post-elettorali: la sconfitta in Baviera (al 14,4 per cento con 6 seggi persi) rappresenta la vera vittoria del ministro-presidente Markus Söder (Unione Cristiano-Sociale, Csu), mentre il netto crollo in Assia (-5 per cento, al 14,8) non dovrebbe guastare l’alleanza di governo con la Cdu, che si è già detta pronta a continuare l’esperimento di centro.
“Se tutti i partiti della coalizione perdono in entrambi gli Stati federati, questo manda un messaggio anche a Berlino”, ha dichiarato ieri sera il segretario generale dell’Spd, Kevin Kühnert, con un’ammissione implicita che i risultati sono stati causati in primis dall’insoddisfazione generale dell’elettorato nei confronti del governo federale. Questo è dimostrato dalla parallela affermazione dei partiti di destra, dai popolari alla più estremista Afd, ma anche i conservatori populisti dei Liberi Elettori di Baviera (Fw). Gli alleati della Csu hanno conquistato 10 seggi al Landtag di Monaco (15,8 per cento), rafforzando così la coalizione che sostiene il ministro-presidente Söder (i suoi cristiano-sociali sono ancorati al 37 per cento). La Cdu in Assia ha invece conquistato 12 nuovi seggi, compensando i 6 persi dagli alleati Verdi e ribilanciando verso destra l’alleanza nel Land. È però l’estrema destra di Alternative für Deutschland a poter davvero esultare per il risultato alle urne in entrambi gli Stati federati, con un exploit che l’ha vista superare i Verdi come terza forza in Baviera (14,6 per cento) e i socialisti come seconda in Assia (18,4). Se si considera che i sondaggi danno l’AfD cinque punti sopra l’Spd (22 a 17) – con la Cdu prima al 27 per cento – è ormai evidente che la base elettorale di un partito sempre più estremista dalla sua fondazione nel 2013 si è allargata oltre la tradizionale roccaforte della Germania orientale.
Con l’economia in una fase di stallo, le conseguenze energetiche della guerra russa in Ucraina e la complessa gestione di un numero di richiedenti asilo in crescita, il malcontento generale in Germania al momento è stato capitalizzato solo dall’AfD. Nel frattempo la coalizione di governo deve affrontare delle frizioni interne sempre più evidenti – in particolare tra Verdi e liberali – con i socialdemocratici che non sembrano essere mai stati in grado di dettare un’agenda netta alla politica nazionale. Le sconfitte di tutti e tre i partiti alle elezioni di ieri potrebbe mettere ancora più ostacoli alla ricerca di unità all’interno del governo Scholz, dal momento in cui ogni forza dovrà cercare di riconquistare il proprio elettorato tradizionale con posizioni più nette. Il tutto quando mancano otto mesi alle elezioni europee, il primo vero banco di prova per capire quanto gli equilibri tra i partiti si siano modificati in una Germania sempre più instabile dopo l’uscita di scena dell’ex-cancelliera Angela Merkel.