Bruxelles – Sarà Ursula von der Leyen ad aprire il primo (di una lunga serie) Dialogo Ue con l’industria per la transizione pulita, che si terrà martedì 10 ottobre e sarà dedicato all’idrogeno. E che sancirà la nuova fase del Green Deal europeo annunciata dalla presidente della Commissione europea e che di fatto cercherà di tendere la mano a industria e mondo agricolo.
Come anticipato dalla leader tedesca nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione lo scorso 13 settembre, questa nuova fase del Patto verde per l’Europa prenderà forma attraverso una serie di dialoghi che la Commissione europea intende organizzare con il mondo dell’industria e con il mondo agricolo. I due comparti dell’economia europea che più hanno risentito del contraccolpo della transizione verde. Nei fatti, l’obiettivo sarà quello di sostenere ogni settore industriale nella costruzione del proprio modello di business per la decarbonizzazione dell’industria. Quindi, mettere a punto strategie ad hoc per la decarbonizzazione di ciascun settore industriale, che potenzialmente potrebbe avere quindi obiettivi diversi a seconda delle esigenze specifiche.
E la Commissione intende iniziare proprio dall’idrogeno, che rappresenta “una risorsa chiave per facilitare la decarbonizzazione dell’industria europea e quindi “cruciale per il nostro obiettivo di neutralità climatica entro il 2050”, ha precisato il vicepresidente esecutivo Maros Sefcovic, appena nominato formalmente a capo del Green Deal dopo l’uscita di scena di Timmermans. C’è una seconda ragione che spinge Bruxelles ad avviare questi dialoghi con l’industria proprio dall’idrogeno, ed è che l’esecutivo comunitario lancerà il 23 novembre la prima gara nel quadro della Banca europea dell’idrogeno per la produzione interna, con una seconda asta che sarà aperta a inizio 2024 sul mercato internazionale dell’idrogeno.
Sefcovic è sceso in conferenza stampa a Bruxelles per fare il punto sul terzo round di acquisti congiunti di gas a livello europeo che si è aperto il 21 settembre e si è chiuso il 4 ottobre. Le offerte dei fornitori internazionali ammontano a 18,1 miliardi di metri cubi di gas, a fronte di una domanda aggregata di 39 aziende europee pari a 16,49 miliardi di metri cubi. In questo terzo round domanda e offerta sono state abbinate per 11,86 miliardi di metri cubi. Nel complesso, ha sottolineato Sefcovic, “la piattaforma energetica dell’UE sta dando risultati eccellenti e costanti nell’aggregazione della domanda e nel coordinamento dell’acquisto di gas naturale”.
Una storia di successo, quella degli acquisti congiunti. Introdotti durante l’emergenza sanitaria del Covid-19 per gli appalti congiunti di vaccini, poi adattati alla nuova crisi di approvvigionamento di gas dalla Russia. Una storia di successo, che la Commissione europea vuole replicare anche per altre forme di energia, come l’idrogeno e le materie prime critiche. Anche se gli Stati membri frenano. “Un sistema che funziona dovrebbe essere un sistema che rimane. Ora dobbiamo pensare a come replicare al meglio questo successo, utilizzando l’acquisto congiunto di gas come modello per altri beni strategici, come l’energia pulita e le materie prime”, ha incalzato Sefcovic, precisando che von der Leyen ne ha ribadito solo ieri l’importanza con gli altri leader presenti alla riunione della Comunità politica europea che si è tenuta a Granada. Il tema sarà affrontato martedì con il mondo industriale, ma lo scoglio da superare resta più che altro la reticenza degli Stati membri. Lo strumento per gli acquisti congiunti è stato introdotto come misura di emergenza durante la crisi, ma la Commissione europea ha proposto ai colegislatori di renderlo strutturale nel quadro del pacchetto di decarbonizzazione del mercato del gas, che attualmente è in fase di trilogo (il negoziato a tre tra Consiglio e Parlamento, mediato dalla Commissione europea) e che dovrebbe essere concluso entro fine anno.