Bruxelles – Il Lussemburgo si prepara per la nuova tornata elettorale e il premier in carica, Xavier Bettel, mette nel mirino il colpaccio: riconfermarsi primo ministro del Granducato per la terza volta consecutiva, come solo Pierre Werner (1959-1974) e Jean-Claude Juncker (1995-2013) sono stati in grado di fare. Domenica (8 ottobre) alle urne il leader del Partito Democratico – affiliato ai liberali di Renew Europe – sarà sfidato dal Partito Popolare Cristiano Sociale, che come quasi sempre (l’ultimo secondo posto è datato 1974) è destinato a conquistare il numero maggiore di seggi alla Camera dei Deputati. Ma non per questo avrà la strada spianata a mettere fine al decennio di governo di Bettel.
Secondo quanto mostrano i sondaggi della vigilia, il leader della forza liberale potrebbe scivolare al terzo posto nei consensi, superato dal Partito Operaio Socialista Lussemburghese guidato dalla vicepremier Paulette Lenert. Sempre primi i popolari di Luc Frieden (volto noto a Bruxelles in qualità di ministro delle Finanze dal 1998 al 2013 ed ex-presidente tra il 2022 e il 2023 di Eurochambres, l’associazione delle Camere di commercio e dell’industria europee) ma, nel probabile scenario di una vittoria elettorale, è altrettanto verosimile assistere a grandi difficoltà nel mettere in piedi una coalizione di governo. Su 60 seggi alla Camera dei Deputati, il Partito Popolare Cristiano Sociale potrebbe conquistarne 19 (staccati rispettivamente a 13 e 11 i socialisti e i democratici), anche se la vera sfida sarà trovare alleati e non isolarsi come prima forza incapace di assumere la guida del Paese. È il copione che va in scena dalle elezioni del 2013, con i popolari largamente vittoriosi alle urne (23 deputati nel 2013, 21 nel 2018) ma non in grado di porsi alla testa di una coalizione: in entrambi i casi si è poi formato un governo composto da democratici, socialisti e Verdi (che dovrebbero calare da 9 a 7 seggi) con Bettel come premier.
In Lussemburgo ci sono 12 partiti politici attivi, dei quali sette attualmente sono rappresentati in Parlamento (anche il Partito Pirata, la Sinistra e i conservatori del Partito Riformista di Alternativa Democratica). Secondo la legge elettorale, a partire dall’età di 18 anni il voto è obbligatorio e solo dopo i 75 anni si può essere esentati. Nel piccolo Paese c’è poi la singolarità che i residenti non cittadini rappresentano quasi la metà della popolazione, ma non hanno diritto di voto alle politiche. Dopo l’esito delle urne è compito del Granduca affidare l’incarico di primo ministro al vincitore delle elezioni, perché si presenti alla Camera dei Deputati per testare la maggioranza fissata a 31 seggi. In caso di fallimento il testimone passa al leader della seconda forza o coalizione. Ecco perché – a meno di sconvolgimenti dell’ultimo secondo nel panorama politico lussemburghese – più che al giorno delle elezioni bisognerà prestare attenzione al post-voto, per capire quali forze hanno conquistato o perso anche solo un seggio cruciale e quali alleanze potranno così mettersi in campo.
Nonostante la tradizionale coalizione di governo popolari-socialisti si sia rotta nel 2013, per il Partito Popolare Cristiano Sociale sarà inevitabile provare a corteggiare il Partito Operaio Socialista Lussemburghese per tornare al governo. Ma bisognerà fare attenzione anche alle prestazioni elettorali dei conservatori del Partito Riformista di Alternativa Democratica guidati da Fred Keup – noto per la dura opposizione alla concessione del diritto di voto agli stranieri al referendum del 2015 – che puntano al raddoppio dei seggi per poter formare un gruppo parlamentare (la soglia minima è 5). Con i popolari con il vento in poppa dopo il trionfo alle elezioni amministrative dello scorso 11 giugno, in caso di bis alle nazionali non è da escludere che possa aprirsi un tavolo per un governo di destra (altamente improbabile al momento). Per quanto riguarda invece l’attuale maggioranza di governo, dalle urne potrebbero emergere delle fibrillazioni, in particolare se i socialisti dovessero assicurarsi il secondo posto superando i democratici. Mentre i Verdi sono in difficoltà dopo l’exploit del 2018, il premier Bettel deve affrontare internamente la popolarità della ministra della Salute e candidata socialista Lenert, una delle figure politiche più apprezzate in Lussemburgo per la gestione della pandemia Covid-19. Se i sondaggi della vigilia si dovessero confermare, la leader dei socialisti potrebbe proporre di continuare con l’attuale maggioranza, ma con un cambio al vertice. Mettendo fine al sogno del terzo mandato per Bettel.