Un nuovo taglio a sorpresa, con cui allo 0,05 per cento i tassi di interesse dell’area euro non solo toccano il nuovo minimo storico, ma anche il minimo assoluto. Perché più giù di così non andranno, ha chiarito il presidente Mario Draghi: quindi le banche non esitino ad avvalersi subito dei nuovi imminenti rifinanziamenti agevolati (e vincolati al riutilizzo nell’economia reale). In più l’Eurotower ha annunciato anche la data di inizio del programma di acquisti di titoli cartolarizzati (Abs) a cui lavorava da alcuni mesi: scatterà a ottobre.
Il tutto in risposta al deterioramento del quadro nell’area euro. L’inflazione è ulteriormente calata, le stesse attese generali del pubblico sull’inflazione futura si sono indebolite. E a partire da agosto “molti dei dati giunti hanno mostrato che la ripresa sta perdendo slancio”, ha rilevato Draghi nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. La Bce mette in campo una serie di interventi che prevede abbiano “un impatto rilevante sul nostro bilancio”, ha detto.
E che auspicabilmente abbiano effetti sensibili anche sull’economia. Ma qui Draghi ha subito messo le mani avanti. “Non ci sta stimolo monetario o fiscale che possa dare effetti in assenza di riforme importanti”. E a chi gli obiettava che le riforme hanno costi sociali, e soprattutto costi in termini di popolarità per le maggioranze di governo che cercano di portarle avanti: “La mancanza di crescita non è essa stessa un costo? Lo vediamo con l’alta disoccupazione. In alcuni casi i salari di entrata sono ai livelli a cui erano agli inizi degli anni 80′”.
Il messaggio di Francoforte è sempre più chiaro. La politica monetaria ha fatto la sua parte. Adesso tocca a governi e istituzione democratiche, con le riforme, creare le condizioni affinché la ripresa possa rafforzarsi e l’occupazione risalire.
Intanto la manovra ha colto di sorpresa molti operatori. Va rilevato che alcuni analisti avevano pronosticato misure simili, ma molti altri invece scommettevano sul mantenimento dello status quo sui tassi. E la reazione dei mercati non si è fatta attendere. Soprattutto sui cambi valutari con l’euro precipitato al ribasso, fin sotto quota 1,30 euro per la prima volta da 14 mesi. Le Borse hanno segnato accelerazioni e i differenziali tra titoli di Stato, incluso lo spread Btp-Bund, si sono attenuati.
Di Roberto Vozzi e Gabriele Mazzoleni per Tmnews