Bruxelles – Altri dieci anni di autorizzazione all’uso del glifosato. E’ da Strasburgo, dove è in corso la plenaria del Parlamento europeo, che la Commissione europea difende la sua proposta ai governi di rinnovare l’uso del contestato erbicida per un altro decennio. Dopo tre anni di valutazioni e pareri scientifici, la proposta della Commissione europea è arrivata lo scorso 20 settembre nelle mani delle capitali che hanno iniziato a discuterne (il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue) nell’ottica di votare sulla decisione il prossimo 13 ottobre.
“L’anno scorso, dopo un processo che prevedeva una consultazione pubblica e una audizione di esperti, la commissione di valutazione dei rischi dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha stabilito all’unanimità che non ci sono prove per classificare il glifosato come cancerogeno, confermando una precedente valutazione del 2017″, ha dichiarato la commissaria europea per la salute, Stella Kyriakides, nel suo intervento del pomeriggio al dibattito in plenaria a Strasburgo sul rinnovo del glifosato.
Ha sottolineato che “il glifosato è il pesticida più studiato al mondo e di conseguenza il processo di rinnovo dell’autorizzazione avviato nel 2019 ha previsto una valutazione di una vasta quantità di informazioni scientifiche, inclusi anche gli studi disponibili nella letteratura scientifica. Questa valutazione ha richiesto la mobilitazione di molte risorse e il contributo di quattro Stati membri (Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Svezia)” incaricati della rivalutazione del glifosato, oltre che dell’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) e all’Echa.
La proposta di rinnovo è arrivata dopo che a inizio luglio una relazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso di non aver individuato alcuna “area critica di preoccupazione” per l’uomo, gli animali o l’ambiente che possa impedirne l’uso come erbicida. E’ vero – ha ammesso Kyriakides – che l’Efsa ha dichiarato nella valutazione che ci sono dati mancanti, ma l’assenza di dati non è motivo per precludere il rinnovo dell’autorizzazione”. Ha inoltre rivendicato rispetto all’ultima volta, nel 2017, la proposta di rinnovo impone alcune condizioni per il suo utilizzo. Ad esempio, ne è stato vietato l’uso per il disseccamento (ovvero quando viene utilizzato per asciugare una coltura prima del raccolto), l’impiego dovrà essere accompagnato da “misure di mitigazione del rischio” per l’area circostante, attraverso “zone tampone” di cinque e fino a dieci metri. Servirà la maggioranza assoluta degli Stati membri (ovvero 15 Paesi che rappresentano almeno il 65 per cento della popolazione dell’Ue), e si preannuncia una conta all’ultimo voto e all’ultimo Stato, anche se trattandosi di comitologia se non dovesse trovare una maggioranza per affossare la proposta, questa passerebbe lo stesso. L’uso del contestato erbicida era stato rinnovato per l’ultima volta nel 2017 per soli cinque anni (su un massimo di 15) e, in scadenza a dicembre di un anno fa, la licenza è stata rinnovata per ulteriori dodici mesi fino al 15 dicembre 2023. L’erbicida, il più diffuso al mondo, è al centro di una disputa scientifica a livello internazionale a causa della sua presunta cancerogenicità, classificata come ‘probabile’ nel 2015 dall‘Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.