Bruxelles – Non una tassa vera e propria, ma uno strumento di diplomazia climatica per tassare le ‘emissioni importate’ e alzare le ambizioni globali sulla riduzione delle emissioni. A partire da domenica (primo ottobre) il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere è diventato operativo ed è entrato nella sua fase transitoria, a quasi due mesi esatti dall’avvio della Cop28, che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.
Il Meccanismo è uno dei fascicoli più importanti del ‘Fit per 55′, il pacchetto sul clima presentato a luglio 2021 dalla Commissione europea per abbattere le emissioni di CO2 del 55 per cento entro il 2030 come tappa intermedia per arrivare a zero emissioni nette entro la metà del secolo. Attraverso un meccanismo speculare e complementare al mercato europeo del carbonio – il sistema Ets -, lo strumento obbligherà gli importatori ad acquistare certificati di CO₂, come fanno le industrie europee nel sistema europeo del carbonio, e porterà a eliminare definitivamente tutte le quote gratuite che ancora vengono rilasciate per non svantaggiare troppo le imprese europee dalla concorrenza internazionale.
In questa prima fase transitoria, il meccanismo si applicherà solo ai settori di cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno e gli importatori di tali beni dovranno riferire sul volume delle loro importazioni e sulle emissioni generate durante la loro produzione, ma senza pagare alcun aggiustamento finanziario. Mentre agli importatori viene chiesto di raccogliere dati per il quarto trimestre del 2023, il loro primo rapporto dovrà essere presentato solo entro il 31 gennaio 2024. La fase definitiva entrerà in vigore solo a partire dal 2026 e gli importatori dovranno a quel punto acquistare e restituire il numero di “certificati” corrispondenti ai gas serra associati ai beni importati. Per il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, l’Unione europea “è da tempo pioniera per quanto riguarda la tariffazione del carbonio. Questa domenica inizieremo ad implementare un nuovo strumento rivoluzionario che estenderà gli stessi principi di prezzo del nostro sistema di scambio di quota di emissioni a tutti i prodotti ad alta intensità di carbonio importati nell’Ue”, ha spiegato ancora.
Il meccanismo – su cui le istituzioni di Bruxelles hanno raggiunto un accordo politico a dicembre di un anno fa – è stato proposto dalla Commissione europea per evitare la cosiddetta rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, ovvero il trasferimento da parte delle aziende della produzione fuori dai confini dell’Ue verso paesi con standard ambientali più bassi. La misura rischia di creare attrito con i partner commerciali dell’Ue, ed è anche per questo che Bruxelles ha deciso di introdurla progressivamente con un periodo di transizione in cui le quote dei certificati non saranno pagate. E la tempistica di attuazione è particolarmente importante dal momento che tra due mesi inizieranno i lavori della Conferenza sui cambiamenti climatici, in cui l’Unione europea cercherà di lavorare per fissare a livello globale un prezzo al carbonio, considerandolo uno degli strumenti più efficaci per tagliare le emissioni in modo da obbligare chi inquina a pagare una tassa. Il mese scorso la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha confermato che l’Unione europea è al lavoro con i Paesi interessati per fare sì che almeno il 60 per cento delle emissioni globali sia coperto dalla tariffazione del carbonio entro il 2030. Ad oggi solo il 33 per cento ne è coperto, con entrate per almeno 95 miliardi di dollari.