Bruxelles – Mentre non si sblocca lo stallo tra i 27 governi Ue sul delicato file del Patto migrazione e asilo focalizzato sulla gestione delle crisi, i ministri degli Affari interni spostano le discussioni sul piano della dimensione esterna. O più precisamente su un “modello preventivo” delle partenze di persone migranti lungo tutte le rotte che portano verso l’Unione Europea, come emerge da un piano della presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Ue che sarà presentato domani (28 settembre) sul tavolo dei ministri.
“Gli sforzi sviluppati dall’Unione Europea e dai suoi Stati membri sono stati di natura eminentemente reattiva, dando talvolta l’impressione che l’Unione si trovi in uno stato di ‘gestione della crisi’ ricorrente”, si legge nel documento consultato da Eunews, in cui i Ventisette vengono esortati a concentrarsi sulla “prevenzione della migrazione irregolare“, in quanto “settore in cui l’Ue e i suoi Stati membri hanno un notevole margine di miglioramento”. Sarà questo uno dei punti principali su cui verterà il Consiglio Affari Interni di domani a Bruxelles, che metterà in ombra la ben più cruciale “informativa sullo stato di avanzamento delle discussioni legislative in corso” sul Patto migrazione e asilo. Ovvero sulla proposta sul Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore su cui i 27 governi non stanno riuscendo a trovare un compromesso per definire una posizione negoziale in vista dei triloghi con il Parlamento Ue. “La presidenza spagnola crede fermamente nella necessità di rafforzare la dimensione esterna per affrontare le sfide migratorie che l’Unione condivide con altri continenti”, in cui “la cooperazione con i Paesi di origine e di transito per prevenire la migrazione irregolare” viene definita “l’unica risposta efficace e umana in questo settore“.
Anche se le misure sono “ben note”, alcune sono privilegiate rispetto ad altre: per esempio, il “modello preventivo” si basa quasi esclusivamente su “combinazione coordinata di assistenza allo sviluppo” e “lotta al traffico di migranti”, ma non dice nulla sullo “sviluppo di percorsi legali come alternativa alla migrazione illegale” (fermo restando che la migrazione non è mai “illegale”, tutt’al più irregolare). Basta ricordare che la concessione di un visto Schengen ai cittadini di Paesi a cui non è stata garantita la liberalizzazione è altamente arbitrario e per questo motivo le rotte migratorie che attraversano il deserto e il mare diventano di frequente l’unico modo per raggiungere l’Europa. Eppure la questione non viene affrontata quando si parla delle cause dei “flussi migratori irregolari”: cause strutturali come instabilità politica ed economica, crescita demografica, povertà, cambiamento climatico e disuguaglianze sociali, a cui si aggiungono cause a breve termine come colpi di Stato, pandemie e disastri naturali. L’unico aspetto rimasto sul tavolo – come già dimostrato al Consiglio Europeo di giugno – è la dimensione esterna, a cui domani sarà aggiunto il mattoncino del “modello preventivo in cui forniamo risposte strutturali a problemi strutturali” con “l’accento posto sulla prevenzione delle partenze irregolari”. Per la presidenza spagnola “non si tratta di sfumature, ma di un cambiamento radicale del nostro approccio alla migrazione“.
Questo “solido modello preventivo” – che dovrebbe “ridurre il numero di partenze irregolari e quindi le tragedie umane derivanti dal rischio a cui le reti criminali espongono i migranti” – non è particolarmente chiaro nei suoi punti salienti, ma quello che si capisce è che porterebbe a un rafforzamento delle frontiere esterne e una collaborazione con i Paesi terzi (sul modello dei finanziamenti a Turchia, Libia e Tunisia per l’esternalizzazione delle responsabilità) “verso obiettivi percepiti come reciprocamente vantaggiosi”. Spicca però l’enfasi posta sulla cooperazione operativa “congiunta e regolare”, che comprende “pattugliamenti congiunti, centri operativi congiunti e scambio di informazioni” per smantellare le reti di traffico di esseri umani sia nei Paesi di origine e di transito sia sul territorio europeo. A questo si aggiungerebbe “assistenza materiale, sostegno finanziario e operativo”, oltre a “formazione e sviluppo delle capacità” delle autorità nazionali di guardia costiera e di frontiera. Tra i temi centrali c’è però la questione delle “risorse sufficienti per sviluppare una cooperazione preventiva sulla migrazione“, che rappresenta un costante punto di frizione tra gli Stati membri. L’attenzione rimane sui “fondi disponibili per la migrazione esterna” – Strumento Ndici, Assistenza pre-adesione, Fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione, Strumento per la gestione delle frontiere e dei visti, Fondo per la sicurezza interna – ma con “margini di miglioramento per quanto riguarda la quantità e la durata dell’utilizzo di questi fondi“, si legge nel testo.
Dopo la presentazione del “modello preventivo” la presidenza spagnola proporrà domani un dibattito non solo sul piano generale, ma anche per “permettere ai ministri di ascoltare in prima persona dall’Italia la recente situazione a Lampedusa“, compreso il piano d’azione in 10 punti presentato sull’isola lo scorso 17 settembre della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Sarà il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ad aggiornare i colleghi sulle controverse misure che il governo italiano sta adottando per la gestione della migrazione sul territorio nazionale. Le discussioni in Consiglio riguarderanno il tema degli arrivi irregolari nell’Ue – “soprattutto quelli che avvengono in mare” – e sugli aspetti prioritari del finanziamento del “modello preventivo in tutte le rotte”, è quanto anticipato dal documento della presidenza.