Bruxelles – “La corsa globale alle tecnologie pulite vedrà gli investimenti privati nel ruolo di protagonisti, ma non potrà fare a meno di un impegno pubblico”. Che deve passare per la ricerca. Il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, insiste su un tema che ritiene cruciale per una vera ripresa e una vera competitività, e soprattutto il rispetto degli impegni assunti con il Green Deal. Sceglie le celebrazioni dell’Istituto italiano di tecnologia per ribadire che “lo Stato può contribuire a mettere insieme diversi settori dell’economia”, e quindi “a collegare il mondo della ricerca a quello delle imprese”. Può e deve, soprattutto nel caso tricolore. Perché il sistema Paese è indietro.
“Negli ultimi anni, la spesa in ricerca e sviluppo in Italia è cresciuta fino a raggiungere l’1,5 per cento del Prodotto interno lordo“, sottolinea Gentiloni. “Tuttavia, restiamo sotto la media Ue, che è del 2,3 per cento del Pil”. Una situazione che il Paese si trascina da anni. Se poi si dà uno sguardo a ciò che avviene fuori dall’Europa, “Stati Uniti e Giappone investono più del 3 per cento del Pil in ricerca e sviluppo, e la Corea del Sud supera il 4 per cento”.
Il modo per invertire la rotta, recuperare ritardo e slancio c’è, ed è racchiuso nelle risorse dell’Unione europea e nella capacità di farle fruttare, e quindi di utilizzare. L’invito del commissario per l’Economia è quello di sfruttare il programma europeo per la ripresa pandemica, in cui ricade il Recovery Fund. “Grazie alle risorse comuni messe a disposizione da Next GenerationEU, l’Italia ha lo spazio di bilancio per colmare questo divario”. Perché, insiste, soprattutto quando si tratta di trasformare il modello economico-produttivo per arrivare ad una piena green economy, “gli investimenti nell’innovazione e nelle nuove tecnologie sono un ingrediente fondamentale per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo economico”. Ma serve più ricerca.